Luisa Corna è tra i finalisti in gara al San Marino Song Contest con la canzone «Il giorno giusto». Intervistata da Il Corriere della Sera la cantante, conduttrice televisiva, attrice ed ex modella italiana ha parlato così del suo brano e del suo amore per la musica.

Che canzone è?
«È un pezzo che ho scritto insieme al mio produttore Riccardo Brizzi e Il Cile. Il giorno giusto è il giorno in cui ci si rende conto che si sta dentro una relazione che non riesce a maturare e a renderci felici. È doloroso quando arriva questo momento di consapevolezza, ma si fa fatica a lasciare andare il passato per aprirsi al futuro».

C’è qualcosa di personale?
«Non in questa fase della mia vita. Sono felicemente sposata da un anno. In passato, sicuramente, ho fatto scelte simili quando mi rendevo conto che il rapporto non riusciva a rendermi felice. Noi donne siamo più determinate rispetto agli uomini in queste condizioni. E questa canzone è un inno alla nostra capacità di scegliere».

Come è nata la decisione di iscriversi?
«In Italia oggi non ci sono tante casse di risonanza per far ascoltare la propria musica, ad eccezione del Festival di Sanremo. Con il mio produttore abbiamo provato a mandare al San Marino Song Contest la candidatura. Quando è arrivata la bella notizia dell’accettazione alla finale ho iniziato a prepararmi».

La lista di finalisti del contest canoro conta 20 artisti, tra cui Gabry Ponte, con il tormentone «Tutta l’Italia«, sigla di Sanremo 2025, Pierdavide Carone, Marco Carta, Bianca Atzei, Elasi, Silvia Salemi. Chi teme di più?
«La mia aspettativa è quella di fare una bella esperienza e di fare arrivare il mio brano. Non c’è rivalità. Quello di San Marino è un bel palco, cresciuto negli ultimi».

A proposito di palchi prestigiosi, lei su quello di Sanremo è salita, nel 2002, insieme a Fausto Leali. Che cosa le è rimasto di quell’esperienza?
«È stato un turbinio di emozioni. Il Festival non è solamente l’esibizione di una sera. È il centro dell’attenzione del mondo discografico e dello spettacolo. Un frullatore, tra interviste e incontri, e poi hai tre minuti di palco in cui dare il massimo. Per me cantare insieme a Fausto è stato di enorme supporto. Ma ricordo un’emozione incredibile».

Sente la tensione per San Marino?
«Per il momento sono abbastanza tranquilla, ma mai dire mai. L’emozione ti sorprende due minuti prima di cantare. Basta il cuore in gola che già la respirazione viene a mancare. Io sono un emotiva, e questo a volte mi frega. Il 7 marzo vedrò per la prima volta il palco di San Marino per le prove e sabato 8 marzo il festival (in onda su San Marino RTV e RaiPlay, ndr)».

Facciamo un passo indietro. Quando nasce la passione per la musica?
«Quando avevo 4 o 5 anni. Canticchiavo le canzoni di Mina e Mia Martini. Verso i 12 anni ho scoperto il soul americano e la black music. A 16 anni ho iniziato a studiare canto e a fare gavetta. Adesso apprezzo molto la musica classica e vado spesso in teatro all’opera”.

Poi è arrivato il secondo posto al Festival di Castrocaro, e la popolarità come cantante a Domenica In, con cui è iniziata l’esperienza in tv. Lei si sente più cantante o conduttrice?
«La musica è sempre stato il mio principale interesse. Fortunatamente, tranne in poche occasioni, ho sempre avuto la possibilità di gestire programmi varietà, che mi davano l’opportunità di cantare. Nei programmi di intrattenimento ho trovato la mia comfort zone».

E secondo lei il pubblico la riconosce più come conduttrice o cantante?
«Mi riconoscono le doti di cantante e anche quelle di attrice chi ha visto “Ho sposato uno sbirro”. Il fatto che abbia avuto un ventaglio di esperienze ampio nello spettacolo mi ha sicuramente dato una preparazione a 360 gradi. Forse, però, ha anche distolto le persone dal vedermi come cantante».

Nel 2002, a 33 anni, è diventata iconica con la conduzione di «Notti mondiali». Qual è il ricordo più bello di quel periodo?
«È stata la mia prima esperienza nella conduzione, una grossa opportunità e andò benissimo. Venivo da altri programmi, ma come spalla. Feci una full immersion di calcio: non dormivo e seguivo tutte le partite per essere preparata».

Non che non conoscesse quello sport.
«Esatto. Mio padre era calciatore, anche se in campionati minori, e mi portava sempre con lui allo stadio (anche se era juventino e io interista). Poi sono stata per anni con Aldo Serena. Studio tantissimo perché sono una perfezionista».