Ospite a “Belve”, Lunetta Savino ha esaminato la sua carriera l’attrice ricordando gli anni della gavetta, quella in cui si è sentita dire di non avere gli attributi fisici per salire sul palco:

“I primi passi per entrare nel mondo dello spettacolo li fai meglio se hai le gambe lunghe. Una volta dopo un provino mi fu detto che non avevo il profilo del naso adatto per fare Ofelia. Mi sembrò una strana scusa”.

Quando è arrivato il successo con Un medico in famiglia, hanno cominciato a dirle di lasciare il ruolo per evitare di intrappolarsi in un alter-ego considerato troppo macchiettistico da un certo ambiente cinematografico:

“Già alla seconda stagione mi dicevano: ‘Smettila di fare tv o non farai mai cinema. Ma se aspetti il cinema, campa cavallo. Meno male che ho continuato, non ho ascoltato nessuno e di stagioni di Un medico in famiglia ne ho fatte 5”.

Il pregiudizio, ha spiegato, arriva da un misunderstanding di fondo che da sempre accompagna gli artisti:

“Al cinema c’è questo equivoco, se hai fatto la caratterista ti vedono solo come il tuo alter ego. Per fortuna, mentre aspettavo che il cinema mi notasse, avevo il teatro e la tv. Ho visto attrici, anche molto brave, che purtroppo per emergere e avere dei ruoli importanti hanno dovuto aspettare di essere fidanzate col regista o con il produttore di turno, ovvero con qualcuno che costruisse per loro il personaggio giusto”.

Savino confessa di aver un cattivo rapporto con le scene erotiche:

“Anche i baci non li sopporto sul set. Chi è stato il peggiore e chi il miglior baciatore? Brignano pessimo, un buon baciatore è stato Solfrizzi. E Massimo Ghini una volta sul set ha voluto un bacio bacio…”.