Ospite di Caterina Balivo a “La Volta buona”, Maurizio Mattioli, senza trattenere la commozione, ha raccontato la sua amicizia con Pier Francesco Pingitore che ci è stato anche nei momenti più difficili della vita dell’attore:

“Nella vita spesso noi diamo tanto valore, tanta forza ai nostri parenti, ma ci sono persone che tu incontri nella vita, che nessuno le obbliga, che ti rendi conto che sono state fondamentali, quando parlo di Pingitore mi cambia un po’ la vita. Se io sono quello che sono, adesso, credo di poter dire, senza scendere nei particolari, che se sono  lo devo per la maggior parte delle ragioni a lui, che è stato più di un fratello più grande, in momenti di nebulosità, di difficoltà, mi è stato molto vicino, più di un fratello, più di un padre, e anche in maniera tosta, perché non è un uomo morbido, quindi bastone e carota, e me lo sono meritato tutto. Poi mi sono reso conto quanto sia stato importante, quanto sia stato fondamentale e quello che ha fatto per me, che nessuno al mondo fra gli addetti ai lavori soprattutto avrebbe mai fatto per me”.

Mattioli racconta, in maniera leggermente più dettagliata, cosa fu costretto ad affrontare quando fu vittima di un errore giudiziario e quando Pingitore gli tese una mano:

“Mi successe un fattaccio, per colpa di un collaboratore di giustizia di Napoli, che fece il mio nome, questi abboccarono e mi arrestarono, era il 95, poi assolto in primo grado. Però all’improvviso, esci da casa e ti trovi a Poggioreale, io sono stato abbastanza forte perché ero sicuro della mia innocenza, però non può spiegare bene quello che provi quando ti prendono con la camionetta a Napoli e mi arrestano. Il mio errore può essere stato quello di aver frequentato il male, ma non di aver commesso reati. Mi fecero una prepotenza, perché pensavano io quanti segreti conoscessi”.