Mauro Serio, volto simbolo della televisione anni ’90, si è raccontato in una nuova intervista a Fanpage. Il conduttore di Che fine ha fatto Carmen Sandiego? e Solletico, programma che condusse su Rai 1 dalla prima edizione del 1994 fino al 2000, ha ricordato quei tempi e riflettuto su cosa significa ancora oggi aver aver tenuto compagnia nei pomeriggi di una generazione intera.
La televisione come arrivò?
Un giorno appresi che nei vecchi studi della Videa stavano effettuando i provini per ‘Amici mostri’, un nuovo programma per bambini di Telemontecarlo. Mi presero per impersonare il ruolo di Inquinator, il cattivo della banda. Con me c’era una giovanissima Alessia Marcuzzi. Due anni dopo nello stesso posto svolsero altri casting, stavolta per una trasmissione di Rai 2 legata al mondo della Disney. Partecipai pure a quello e lo vinsi. Così avvenne il mio ingresso in ‘Che fine ha fatto Carmen San Diego’.
Da “Carmen San Diego” a “Solletico” il passo fu breve.
Era il 1994 e l’allora dirigente Rai Paola De Benedetti mi chiese di prendere in mano il programma, che sarebbe andato a sostituire ‘Big’ nella fascia pomeridiana di Rai 1. Partimmo a marzo, a stagione inoltrata e rimasi al timone per sei anni.
Come conobbe Elisabetta Ferracini?
La incontrai per la prima volta nella fase dei provini. Io ero già stato selezionato, mentre per la figura femminile partecipai a sei-sette audizioni con altrettante ragazze. A spuntarla fu proprio Elisabetta.
Andavate in onda in diretta per nove mesi l’anno. Uno sforzo imponente.
Oggi sarebbe impensabile. Alle spalle avevamo centinaia di persone che lavoravano per assicurare due ore di diretta, dal lunedì al venerdì. Senza contare che sul finale di stagione registravamo anche qualche passaggio per la versione estiva. Una grande fatica, soprattutto quando mi venne affidata in contemporanea la conduzione di ‘Giochi Senza Frontiere’. Un’auto mi aspettava fuori dalla Rai per portarmi a Trento. Qui facevamo le prove, giravamo e, una volta terminato tutto, venivo riportato a Milano. Negli ultimi anni di ‘Solletico’ posso dire di aver lavorato addirittura undici mesi l’anno.
Diventaste leader di fascia, detronizzando “Bim, bum, bam”.
Furono anni bellissimi, vincemmo tre Telegatti e il Premio Regia Televisiva. Purtroppo con ‘Bim, bum, bam’ ce la giocammo fino a quando non avvenne l’avvento dei Pokemon. Ebbero un successo clamoroso che ci portò a cambiare, innovare e a modificare il target. Creammo varie rubriche, come quella dedicata all’utilizzo del computer. Servì a poco, perché di lì a breve sarebbe avvenuta la totale metamorfosi della tv.
Ad influire negativamente fu anche la perdita dei cartoni della Disney.
Stavano nascendo le tv satellitari e tematiche e, comprensibilmente, Disney Channel preferì tenersi i prodotti per sé. Ma stavano cambiando i tempi e i Pokemon avevano sbaragliato la concorrenza. I piccoli che erano cresciuti con ‘Solletico’ erano ormai grandi, mentre i nuovi piccoli non erano più collegati con le nostre frequenze.
A livello simbolico, quanto pesò l’abbandono della Ferracini?
Nel gennaio 1999 subentrò Irene Ferri, ma non so che peso dare a questo fattore. La verità è che c’era stato un mutamento del piccolo schermo. Per anni fummo un varietà del pomeriggio capace di intrigare tutti, persino gli adulti. Avevamo rubriche che spaziavano dalla musica alla cucina, senza dimenticare i giochi interattivi a cui potevi concorrere usando la tastiera del telefono. Tuttavia, era in atto una trasformazione intorno a noi, erano arrivati i computer e soprattutto internet.
L’ultimo anno fu particolare: prima lasciò il testimone a Michele La Ginestra, poi venne richiamato in corsa.
Avevo condotto ‘Giochi Senza Frontiere’ e pensavano che avrei goduto del salto in prima serata. In realtà le proposte non arrivarono e siccome ‘Solletico’ era in difficolta pensarono di richiamarmi per vedere se il programma si sarebbe potuto risollevare. Non andò bene e condussi la trasmissione fino alla sua chiusura.
“Che fine ha fatto Carmen San Diego”, “Solletico” e “Giochi Senza Frontiere”. In tutti i casi parliamo di programmi costosi.
Nell’ottica di cambiamento della tv anche questo aspetto contò. I programmi che costavano meno presero il sopravvento. Una volta dietro ad una sola trasmissione si muoveva una marea di gente e per le singole puntate si affrontavano spese esorbitanti. Parecchi titoli scomparvero per quel motivo.
’Giochi Senza Frontiere’ sarebbe dovuto terminare con l’edizione di Trento, nel 1998. Al contrario, ebbe talmente tanto successo che ne fecero una ulteriore. Ma venne realizzata col piede sinistro. Ci ritrovammo senza mezzi, con i soldi destinati altrove. Non potendo più sostenere i costi, cosa potevamo mettere in campo? Il tiro alla fune?
Essere per tutti “quello di Solletico” ha danneggiato la sua carriera?
Per cinque anni non potei fare provini. Ero legato a doppio filo all’immagine che riconduceva automaticamente alla tv dei ragazzi. Tradotto: ero troppo riconoscibile.
Col senno di poi sono orgoglioso di aver lasciato il segno in diverse generazioni. Ho preso parte ad una tv bella, istruttiva, educativa, compiti che nel 2025 sono scaricati sulla scuola e sulle famiglie. Mi è però capitato di dover fare i conti con la realtà e di masticare amaro. Non mi aspettavo di essere messo in disparte, credevo che dopo ‘Solletico’ ci fosse una continuità lavorativa, come d’altronde era successo a miei illustri predecessori. Ma la tv era cambiata anche dall’interno.
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