Il cantante Max Pezzali, nel corso di una lunga intervista a “I Lunatici“, programma di Rai Radio2, ricorda il passato e tornando agli inizi della sua carriera parla di Mauro Repetto

 “Se dovessi tornare a quando tutto è cominciato? Ho questa immagine in testa. Trent’anni fa. Un anno prima di iniziare a fare questo lavoro. Io e Mauro Repetto a giugno del 90 a vedere la partita Argentina-Camerun. Inaugurazione del terzo anello. Eravamo allo stadio. Ricordo l’entusiasmo, vinsero i camerunensi uno a zero contro ogni pronostico, ricordo tutto lo stadio trasformato nella Capitale del Camerun. Tutti improvvisamente eravamo tifosi del Camerun. Quello è il ricordo che mi lega alla mia giovinezza spensierata e ca**ara, in cui ancora mi divertivo e pensavo alle piccole cose. Il motivo per cui sono esistiti gli 883 ed esisto io ancora oggi è perché c’era Mauro Repetto. Lui si esponeva, io ero quello schivo”.

E poi continua: 

“Ho sempre avuto il terrore dell’esposizione e delle luci accesi su di me. Avevo occhiali da miope tipo Filini in Fantozzi. Volevo sempre stare defilato. Quando abbiamo iniziato a fare canzoni, si trattava poi di cantarle. Io non l’avrei mai fatto in prima persona. Mi sarebbe piaciuto farle cantare ad altri. Ma nessuno voleva cantarcele, ci siamo dovuti esporre. E’ stato Repetto a spronarmi, col suo grande motto di battaglia, che era ‘dignità zero’. Io gli dicevo che facevamo schifo, lui rispondeva tranquillo, ‘dignità zero’. Mi ha fatto superare tutte le paure, anche se mi reputo ancora non adatto alla dimensione pubblica”.