Nella controversa intervista rilasciata da Miguel Bosé a Jordi Évole de La Sexta, oltre ad aver confermato le sue posizioni negazioniste sul Covid (dubitando anche sulla morte della madre), il cantante è passato a raccontare della sua vita privata, fermandosi a lungo sugli anni più difficili del suo passato. «Sì, ho vissuto anni selvaggi, nei quali scoprii la mia parte oscura. Droga, sesso bestiale, sostanze…». Un percorso tortuoso cominciato una notte alla fine degli anni Ottanta, dopo una delusione d’amore.

«Chiamai alcuni amici e dissi loro: ho bisogno di fare festa. Ricordo il primo bicchiere, e poco dopo la prima striscia di coca. Gli effetti mi durarono una settimana».

«Pensavo che fosse una parte necessaria, legata alla creatività. Ma da un giorno all’altro le droghe smettono di essere tue alleate e diventano il tuo nemico. Fino al giorno in cui ho avuto la forza di dire basta».

«Non uscivo più nei locali, ma mi facevo lo stesso tutti i giorni. Sono arrivato a consumare quasi due grammi di cocaina al giorno, oltre a fumare marijuana e a prendere pastiglie. Solo sette anni fa ho smesso per sempre con tutta questa roba»

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Il rapporto con il padre

Nel corso dell’intervista, Miguekl Bosé ha anche parlato del ricordo di suo padre,  il celebre torero Luis Miguel Dominguín, morto nel 1996. Con il genitore, il rapporto fu intenso ma anche burrascoso: “Lui voleva da me, figlio primogenito, un erede fatto su misura per lui”. Poi il racconto di una drammatica battuta di caccia quando lui era appena un bambino.

 “Mi chiese di sparare a una cerva. Io sparai, la uccisi e al momento di strapparle le viscere, che è quello che si fa per poi portare la cacciagione a casa, scoprimmo che la cerva portava in grembo un cucciolo, gli mancavano solo poche settimane per nascere. Io reagii malissimo, presi mio padre a pugni, gli urlai figlio di p… e me ne andai. Lui mi diede del codardo, ma io non mollai. Quel giorno papà capì che con me non sarebbe stato facile.”