Ospite di “Verissimo”, Nancy Brilli  si è raccontata al cospetto di Silvia Toffanin. A partire dalla sua infanzia della quale ha ammesso di non avere ricordi precedenti ai dieci anni e non ricordare molto della madre che ha perso molto presto:

“Niente, non ricordo nulla. Ho un vuoto. Non me la ricordo sofferente. La vedo nelle foto e so che è la mia mamma ma non provo niente, perchè non ce l’ho. Non l’ho neanche mai sognata. Ho pensato fosse colpa mia, come molti bambini fanno, ma poi ho capito che non è così”.

Anche con il padre, molto assente, ha avuto un rapporto complicato:

“Era molto preso dal suo lavoro, diceva che doveva sopravvivere. Aveva avuto questo grandissimo dolore e l’ha affrontato come ha potuto. Non c’era, e questo ha fatto sì che per tutta la vita cercassi un uomo che poi non c’è. Sono meccanismi psicologici banali. E’ stato così”.

Rapporto che, fortunatamente, è migliorato negli anni, anche grazie ai nipoti:

“E’ un nonno carino, l’ho voluto riaccogliere. Non abbiamo più parlato della sua sparizione, non è molto capace di chiedere scusa, quindi va bene. Andiamo avanti”.

Nancy è cresciuta con nonna Isa, con la quale non ha avuto un buon rapporto

“Non le ero simpatica, non amava le donne. Con lei non ha potuto parlare neppure degli argomenti femminili. L’endometriosi all’epoca non sapevo cosa fosse. Ero martoriata dai dolori e mia nonna non mi stava proprio a sentire. Ci sono state molte conseguenze negative. Pensavo di essere sbagliata, storta, stupida, volgare e mi ha segnato profondamente, anche troppo”.

Tutta “la prigione” in cui ha vissuto l’ha portata ad essere autolesionista per molto tempo:

“Non potendo decidere da che parte andare e controllare le mie emozioni, la proiettavo su qualcosa che potevo gestire: il dolore. Una persona che si fa del male non sente dolore. Bisogna farsi seguire da un professionista in questi casi. A me ha aiutato una psicologa”.