Niccolò Fabi, ospite giovedì 19 gennaio a La Feltrinelli Red di Firenze (ore 18) per presentare (così come in altre 10 librerie italiane) il progetto discografico Meno per meno con cui festeggia 25 anni di carriera, ha rilasciato un’intervista al Corriere dove ha raccontato alcuni aneddoti della sua carriera. Ecco un estratto:

Preferisce le librerie? 
«Non è questione di spazi, quanto della rapidità che non mi ha permesso di fermare i ricordi. In libreria avrò la possibilità di interagire con la gente in uno scambio diretto e informale. Io non amo i rapporti mediati, perciò sui social sono attivo solo per dare appuntamenti; vado poco in radio, ancor meno in televisione».

Niccolò Fabi: «Ricomincio da me» | Vanity Fair Italia

Guarderà Sanremo?
«No. In casa non ho neppure la tv. Se partecipa un collega che conosco, a cui voglio bene, lo seguo indirettamente, attraverso quello che viene pubblicato. Ma non mi interessa la ritualità collettiva del programmone, di cui cambiano i presentatori, gli stacchetti, ma non il principio. Io tra l’altro mi immedesimo nei cantanti che si alternano sul palco, mi sento coinvolto: non riuscirei a partecipare al gioco dei voti e delle palette. Non parliamo dei talent».

Tra le nuove generazioni, quali sono i cantanti che le piacciono? 
«In questo periodo c’è una produzione molto ampia di musica italiana: questa è una cosa positiva. Se passi davanti a una scuola trovi forse il 99% di ragazzi che ascoltano in cuffia brani italiani, mentre alla mia epoca sentivano musica internazionale. Però i cantanti di ultima generazione sono legati alla rappresentazione del quotidiano che non mi ha mai intrigato. Piuttosto che un racconto di quello che succede per strada, con il linguaggio dei social network, preferisco una scrittura evocativa, come quella di Andrea Laszlo De Simone o di Emma Nolde, toscana».