Ospite a “Domenica In”, Pupo si racconta senza filtri, in un’intervista forte, in cui si parla anche di gioco d’azzardo e dipendenza, che traccia una specie di bilancio di vita:

“Non pensavo di arrivare vivo a questa età. Avevo fatto progetti diversi, quindi la gestione della mia carriera e delle mie risorse economiche era fatta in virtù di una aspettativa di vita fino a 53-54 anni. Ebbene, io sono l’esempio che si può uscire da quel tunnel con fatica, con dolore, con tanto aiuto da parte delle persone che ti vogliono bene e ti stimano”.

Pupo racconta, così, il momento in cui cominciò a giocare:

“Nella sua infinita dolcezza, mio papà era un uomo debole e per anni mia madre Irene è stata disperata perché il marito e il figlio erano finiti tra le grinfie di questo demone. Un giorno, tornando dal casinò di Venezia, pieno di debiti e di problemi, senza un futuro, vedendo tutto nero davanti a me, mi fermai sul viadotto che divide l’Emilia-Romagna dalla Toscana della vecchia Autostrada del Sole. Parcheggiai la mia Jaguar, scesi e pensai di farla finita”.

Poi su quella strada passò un Tir che provocò uno spostamento d’aria, che fu la salvezza del cantante:

“Mi destò dal torpore e dall’oblio in cui ero caduto. Mi risvegliai e dissi: “Ma cosa sto facendo?”. Risalii in macchina, tornai a casa e nel settembre dello stesso anno mi chiamò Gianni Boncompagni per farmi condurre Domenica In con la Fenech proprio in questi studi e da lì ripartì la mia vita”.