Si è concluso dopo sei lunghissime settimane il processo a R. Kelly, il cantante R&B e produttore statunitense noto in tutto il mondo per la canzone ‘I believe I can fly” del 1996. L’uomo, 54 anni, è stato dichiarato colpevole di tutti e nove i capi di accusa per cui era stato incriminato, tra cui abusi sessuali, abusi sessuali di minori, sfruttamento sessuale e racket. Kelly è stato riconosciuto colpevole anche di aver violato il “Mann act”, una legge federale che proibisce di trasportare una persona al di fuori dei confini dello stato per «scopi immorali». Al momento la condanna è di 13 anni di reclusione, ma il 4 maggio 2022 ci sarà l’udienza per la condanna definitiva, nella quale potrebbe rischiare l’ergastolo.

Si tratta della prima condanna per Kelly, nonostante le prime accuse per abusi sessuali su donne e ragazze minorenni nei suoi confronti risalgano a più di venticinque anni fa.

Durante il processo, che si è tenuto a New York, sono stati coinvolti in totale 45 testimoni. Le testimonianze più cruciali però sono state quelle delle undici persone – nove donne e due uomini – che avevano accusato Kelly, e che hanno testimoniato contro di lui descrivendo numerosi episodi di violenza, minacce e abusi, molti dei quali avvenuti quando loro erano minorenni.

Stando a quanto riporta la stampa americana, i giudici hanno dichiarato che il cantante avrebbe utilizzato la sua fama per attirare a sé le sue vittime, promettendogli in cambio favori e aiuti nel mondo della musica. I magistrati hanno dichiarato che il cantante avesse imbastito con il suo entourage una vera e propria impresa criminale con la quale reclutava vittime, minorenni, da vero e proprio predatore sessuale.

Le accuse nei confronti di Kelly si protraggono da oltre 25 anni. La prima volta che si parlò estesamente delle accuse nei suoi confronti fu nel 2000, grazie a una prima inchiesta del Chicago Sun-Times. Anche prima di allora, però, Kelly era stato formalmente accusato di aver fatto sesso con ragazze minorenni, risolvendo le cause legali con dei risarcimenti.

Nel 1994, quando aveva 27 anni, Kelly fece molto parlare di sé quando sposò la cantante Aaliyah, allora 15enne: sul certificato di matrimonio l’età di Aaliyah – morta in un incidente aereo nel 2001, a 22 anni – era stata falsificata per fingere che lei fosse maggiorenne. Nel 1995 il matrimonio fu annullato. Nel 2002 invece fu accusato di pedopornografia, quando cominciò a circolare un video che lo mostrava fare sesso con una ragazza di quattordici anni. La ragazza che lo aveva accusato però non testimoniò al processo e nel 2008 Kelly fu assolto da tutti i 14 capi d’accusa per cui era stato incriminato.

Le cose per lui cambiarono nel 2019, l’anno in cui uscì il documentario Surviving R. Kelly, che raccoglieva molte testimonianze di giovani donne che raccontavano di aver subìto abusi da parte sua e rese ancora più note e discusse le accuse nei suoi confronti, portando al suo arresto.