Trama:
Dopo la morte della sua piccola figlia, Howard (Will Smith), manager di un’importante impresa di pubblicità, perde ogni interesse per la vita checonduceva e diventa una persona emotivamente alla deriva. Solo e distaccato da tutti, la sua unica forma di comunicazione è costituita da alcune lettere accusatorie e arrabbiate che scrive all’universo, più precisamente all’Amore, al Tempo e alla Morte. Gli amici più cari di Howard, nonché suoi colleghi molto preoccupati per le sorti dell’azienda, adottano un metodo estremo per cercare di far “ritornare alla vita” il loro amico: consapevoli delle lettere che Howard ha scritto, decidono di far impersonare i concetti di Amore, Tempo eMorte a tre attori poco fortunati e di farli interagire con lui, dandogli delle risposte. Con questo espediente, Howard inizia a capire che queste costanti sono legate ad una vita vissuta appieno e che anche la perdita più triste può rivelare momenti significativi, come la bellezza collaterale delle cose.
 
 
Commento:
Tutto fumo niente arrosto rispecchia adeguatamente l’idea emersa guardando il film, il quale, purtroppo, mi sento di bocciare su più livelli. Perché? In primis, i troppi luoghi comuni, frasi smielate sul senso della vita e una tragicità che non sa di reale. Oltre a ciò, non c’è una degna gestione dei personaggi, con i quali si fa molta fatica a legare. Grande peccato, questo, visto lo straordinario cast che “Collateral Beauty” è riuscito a riunire, tra cui: Will Smith, Kate Winslet, Edward Norton, Micheal Peña, Keira Knightley, Naomie Harris e Helen Mirren. Nomi da capogiro mal utilizzati, verrebbe da dire, e messi in una luce non esaltante, come Will Smith e la sua troppo ostentata tristezza e depressione.

 

L’ambientazione natalizia newyorkese da cornice a una storia triste che punta a farti uscire la lacrimuccia rivela le intenzioni “furbe” di questo film, che potranno centrare il bersaglio con quella fetta di pubblico più propensa a farsi addolcire, a farsi trascinare dall’intreccio abbastanza simpatico dei personaggi di Amore, Tempo e Morte ispirati a quelli di Dickens nel Canto di Natale e ad emozionarsi per il colpo di scena finale (l’unica cosa che ho apprezzato di più a livello di sceneggiatura) ma che faranno storcere il naso a persone con spirito più cinico. Il film vuole dare dei messaggi che però non attecchiscono bene, a partire dal titolo stesso “Bellezza collaterale”, un concetto che, a mio modesto parere, non risulta sviluppato in maniera accattivante.
Se siete amanti dei film commoventi “alla Will Smith” sicuramente non vi peserà vedere “Collateral Beauty”, ma  aspettatevi un livello parecchio inferiore  a “La ricerca della felicità” o “Sette anime”.
A cura di Claudia Giampaolo