La morte, traumatica, di Marissa Cooper in “The O.C.” è stato uno degli eventi più sconvolgenti degli amanti delle serie tv di quegli anni. A distanza di qualche anno, Mischa Barton ha finalmente deciso di raccontare quanto accaduto, aggiungendo dettagli cruciali relativi al clima che si respirava sul set:

“Mi venne data un’opzione. I produttori mi dissero che potevo svanire al tramonto, e magari tornare in futuro con qualche colpo di scena, o lasciar morire il personaggio e proseguire con la mia carriera. Il mio sogno era ottenere dei ruoli da protagonista. Stavo ricevendo delle offerte per film importanti e avrei dovuto rinunciarci. Ho così deciso perché sembrava la cosa giusta per me e la mia salute. C’era una sorta di bullismo generale da parte di alcuni uomini sul set.  Non mi sentivo protetta dal cast e dalla troupe al tempo”.

L’attrice ha, poi, aggiunto:

“A metà della seconda stagione abbiamo iniziato a raddoppiare le puntate e dunque le riprese. Il tutto è diventato molto più impegnativo e per me era troppo. Non sapevo in che direzione stesse andando il personaggio. Ricordo tutto ciò con grande affetto, oggi, ma credo che alcune persone abbiano commesso degli errori nel modo in cui hanno gestito la situazione. Non mi sentivo in grado di andare avanti”.

Le parole della Barton non sono passate inosservate, soprattutto tra gli ex colleghi. In particolare Rachel Bilson e Melinda Clarke hanno commentato nel loro podcast le sue dichiarazioni: “Vorrei davvero parlare con lei e che condividesse con noi la sua esperienza per capire la sua prospettiva, perché io ho visto le cose in modo un po’ diverso”, ha ammesso la Bilson. Melinda, che nella serie era la madre della Barton, ha commentato in modo maturo considerando anche la giovane età della Barton durante le riprese: “Alcuni dei commenti mi hanno suscitato grande perplessità, quindi non so quale sia la verità, ma so per certo che i giovani membri del cast hanno subito una grandissima pressione. Chi è giovane, magari non ha nemmeno 18 anni, si sente oppresso da quella quantità di ore di lavoro, nella migliore delle ipotesi sei esausto e, nella peggiore, è travolgente e caotico. Quindi mi spezza un po’ il cuore sapere che per lei è stata un’esperienza così brutta, non è giusto per nessun giovane”.