Qualche giorno fa Repubblica ha diffuso la notizia che Enrico Varriale andrà subito a processo. I giudici sostengono infatti che ci siano «prove schiaccianti» nelle accuse di stalking e violenza domestica contro l’ex vicedirettore di Rai Sport e quindi non ci sarà nemmeno l’ udienza preliminare.

Oggi Giulia, l’ex compagna del giornalista, ha rilasciato un’intervista a Repubblica. Ecco un piccolo estratto:

“Solo adesso ho ricominciato a dormire. Tra la denuncia e il divieto di avvicinamento sono trascorsi due mesi. Intanto io avevo paura anche quando ero chiusa dentro casa, ho capito cosa significa avere attacchi di panico, sono dimagrita cinque chili. Ho seguito i consigli della polizia, ho memorizzato chiamate e messaggi senza bloccarlo, ma ogni volta che provava a contattarmi mi tornava in mente la sua mano sul mio collo, il suo pollice sul lato della mia gola, la sensazione di essere strozzata”.

Tre mesi per chiudere le indagini. In Italia è un record.

“Si, ma sono trascorsi due mesi tra la denuncia e il divieto di avvicinamento. Lui continuava a cercarmi, ricevevo messaggi, mi citofonava, ha affittato un film con la mia carta di credito. Ogni giorno era una tortura. Non mangiavo, ho perso 5 chili, sbirciavo dalle tende come fanno gli anziani e mi sentivo spiata. Non mi contattava tutti i giorni, ma ho ricevuto centinaia di messaggi e telefonate. Ogni volta che suonava il citofono tornavo al momento dell’aggressione, sentivo le mani stringersi intorno al mio collo, il pollice sulla mia gola. Mi era stata assicurata protezione, ma ero sola, con il rischio di cedere alle richieste di incontro. Ho ricominciato a dormire solo due giorni dopo il provvedimento”.

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