Esattamente 35 anni fa veniva pubblicato l’album che avrebbe cambiato la carriera di Bruce Springsteen, trasformandolo in una vera e propria superstar internazionale. Ad oggi, con i 30 milioni di copie vendute in tutto il mondo, rimane il suo più grande successo commerciale.

Tutti i 7 singoli estratti dall’album sono entrati nella Top 10 di Billboard, in ordine cronologico: Dancing in the Dark, Cover Me, Born in the U.S.A., I’m on Fire, Glory Days, I’m Goin’ Down e My Hometown.

Born in the U.S.A. è un album molto diverso dal precedente di Bruce; mentre Nebraska, uscito nel 1982 era un disco introverso, amaro e pessimista, il successivo cambiò decisamente rotta, buttandosi su un ritmo incalzante e decisamente più estroverso. In quegli anni, Springsteen fu pervaso da un periodo di grande ispirazione, dato che le 12 canzone finali inserite nel disco furono scelte, pensate un po’, tra più di 70 scritte e incise tra il 1982 e i primi mesi del 1984. Alcune tra quelle escluse (molte delle quali poi pubblicate in “Tracks” nel 1998), sono state portate al successo da altri cantanti, come ad esempio “Pink Cadillac” da Natalie Cole o riscoperte dallo stesso Bruce, come “My Love Will Not Let You Down”, suonata spesso nei concerti.

La copertina

La celebre cover dell’album “Born in the U.S.A.” di Bruce Springsteen

L’iconica copertina che raffigura il sedere di Springsteen con il cappellino infilato nella tasca dei jeans e la bandiera americana sullo sfondo fu infatti scattata da Annie Leibowitz, celebre fotografa americana. 

Il videoclip con Courtney Cox

Buona parte del successo dell’album si deve alla spinta di “Dancing In The Dark”, singolo dal grande appeal radiofonico e commerciale. La canzone fu l’ultima a essere composta. Fondamentale anche il video, diretto dal regista Brian De Palma e con una giovanissima Courtney Cox, futura stella di “Friends”, nei panni della fan che balla con Bruce. Da quel momento Springsteen nei suoi concerti, alla fine della canzone, avrebbe sempre fatto salire una fan sul palco con lui.