Max Pezzali è stato intervistato da Vanity Fair dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera, ecco un estratto:
Quando i primi segnali di cedimento di Repetto?
«Dopo la vittoria al Festivalbar, in autunno, siamo stati in tour in tutte le discoteche d’Italia e lui già non si sentiva dentro il progetto. Durante gli spostamenti in auto si isolava mettendosi le cuffie e non parlavamo. Eravamo sballottati ovunque e non più da soli: nel momento in cui altre persone sono entrate nelle nostre vite, l’equilibrio si è rotto. Eravamo come Stanlio e Ollio, con i nostri automatismi, le battute che capivamo solo noi. Per certi versi ancora adesso è così».
Se Repetto non fosse mai partito per Miami o fosse tornato, che ne sarebbe stato degli 883?
«Sono abbastanza sicuro che, a un certo punto, avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso: comunque a Mauro andava stretto ballare e fare i cori. Avremmo trovato altro da costruire insieme».
Pensava di durare così tanto?
«Già il terzo album mi sembrava un miracolo. Non ho una voce della madonna, nemmeno una fisicità strepitosa e non potevo ambire a diventare uno showman che canta, recita e balla. Credevo in un futuro breve ma eroico, consapevole della caducità del pop».
fonte VANITY FAIR
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