Claudio Baglioni è stato intervistato dal Corriere della Sera dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera, ecco un estratto:

Si racconta di un concorso a Venezia.

«La Gondola d’Argento, c’era anche Ron. In giuria, i marinai di un nave all’ancora nel porto, cui non importava molto di sentire “Notte di Natale”: “Dio, tu stai nascendo, e muoio io”. Arrivai ultimo; Ron, penultimo. Meditai di lasciarmi cadere in un canale. Ci salvò un folletto che giocava a cantare l’opera lirica: era Lucio Dalla».

E poi scrisse “Questo piccolo grande amore”.

«La scrissi come si scrive un testamento. Non pensavo di fare questo mestiere, non avevo la pelle per farlo. Ero un sentimentale come mio padre, mentre avrei voluto essere determinato come mia madre. Ed ero timido: un ragazzo di periferia che non batteva chiodo con le ragazzine. Aspettavamo l’occasione, e la nostra sala d’attesa era il bar della Rca».

Cosa succedeva al bar della Rca?

«Ti davano un libro da leggere, ti consigliavano un film, e ogni tanto per smaltire i solisti creavano un gruppo: voi sarete i Pandemonium, voi la Schola Cantorum… Passavano Morandi e altri artisti famosi, oppure dall’interfono chiamavano per scherzo: “Il maestro Giuseppe Verdi è atteso in mensa”, “qualcuno ha visto il maestro Donizetti?”. Facevo il corista con le sorelle Bertè, Mia e Loredana, e con Renato Zero, che a differenza mia aveva già qualche soldo in tasca, una volta al cinema Farnese di Roma mi pagò il cinema».

fonte CORRIERE