Il film


Uscito nel 1981, parliamo del secondo film diretto e interpretato da Carlo Verdone. La pellicola sancisce l’inizio del sodalizio artistico tra Verdone e Sora Lella. Non solo, è anche uno dei film più importanti e famosi del regista, che attraverso i suoi personaggi ha fatto entrare nell’uso comune tipicamente italiano, tante situazioni che vediamo nel film.

La trama

Il film è un comico road movie ambientato in Italia, nei primi anni ottanta, durante un fine settimana elettorale. I protagonisti, le cui storie si alternano ripetutamente durante il film, sono tre uomini in viaggio per raggiungere i rispettivi seggi elettorali, tutti e tre interpretati da Carlo Verdone: Furio, un funzionario statale estremamente logorroico e morbosamente pignolo, Mimmo, un giovane ingenuo e goffo ma allo stesso tempo premuroso con sua nonna, e Pasquale, un emigrato del sud Italia residente a Monaco di Baviera, che in Italia trova un’accoglienza tutt’altro che calorosa.

Il commento di Verdone


Carlo Verdone era scettico sulla realizzazione del film − percepito come una normale continuazione del suo precedente lavoro, Un sacco bello − e temeva di andare incontro a un insuccesso. Come raccontato da lui stesso nel libro biografico: 

“Io ancora non mi sentivo pronto per affrontare un film con un personaggio unico; era una cosa che mi terrorizzava perché sapevo che là potevo finire o iniziare qualche cosa di nuovo, ma era più facile finire… Avevo letto interviste a qualche collega che diceva: “e quando può far ridere ancora Verdone? Si è scaricato tutto. Tutti i Proiettili che aveva sono tutti sparati, adesso che può fare? Ci farà quest’ultima raffica e poi…”, Erano tutti convinti che morissi, dopo Bianco Rosso e Verdone. Però da quel film credo che venne fuori, soprattutto da parte mia, il fatto di essere un bravo attore. Quando scrissi la parte del marito rompicoglioni, Furio, all’epoca Leone mi contestò moltissimo: secondo me non aveva capito che era un personaggio di attualità e di una modernità fortissime. Nessuno mai aveva interpretato il carattere di un uomo così perdente, di un capo famiglia così ossessivo, nevrotico e dispotico però, alla fine, simpatico perché è un povero Cristo.”