Il 16 febbraio uscirà la nuova autobiografia di Carlo Verdone, intitolata “La Carezza della Memoria”. Un libro che – come spiega l’attore in un lungo post sui suoi profili social – è stato scritto in 10 mesi, nato durante le prime settimane di lockdown a marzo  e terminato nel dicembre dello stesso anno:

Tutto ha preso l’avvio da un grosso scatolone sigillato dal mio compianto segretario Ivo Di Persio nel 2013, sul quale aveva scritto ” foto, lettere e documenti da riordinare”.
Nella solitudine di una giornata di clausura per la pandemia ho deciso di aprire quel grosso cartone. Ricordo la pesantezza e la difficoltà che avevo nel muovermi a causa delle mie anche senza cartilagini, tant’ è che prima di appoggiarlo mi sono bloccato per il dolore e lo scatolone è caduto rompendosi.
Davanti a me foto vecchie, recenti, a colori, in bianco e nero, polaroid, lettere, piccoli oggetti, disegni, agende. Seduto su una sedia osservavo tutta quella roba sparpagliata in terra. Ma ogni oggetto, ogni foto, ogni elemento aveva una storia da raccontare, un momento della mia vita che avevo in parte rimosso. E così proprio quel giorno decisi che il libro sarebbe stato il ritornare nel ricordo di quello che vedevo sparso in terra. Pensavo di aver già raccontato molto nei due libri precedenti, ma c’era ancora qualcosa da offrire ai lettori. E così il giorno stesso ho iniziato a scrivere il primo capitolo. Avevo trovato la spinta per iniziare a ripercorrere tempi lontani, momenti attuali, storie sentimentali, episodi esilaranti, incontri dolenti, vicende piene di stupore e poesia che meritavano di esser fermati prima che l’oblio li cancellasse dalla mia mente.

Mi sono emozionato a scriverlo perché entravo nel labirinto della memoria. Spero che qualche pagina possa farvi compagnia come una carezza.
Ho raccontato di me. Ma qualche emozione forse riguarderà anche voi, ne sono certo. Grazie per la pazienza di aver letto questo lungo post.
Un abbraccio a tutti voi.

 

 

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Come spiegato da Verdone in un’intervista di presentazione del libro a Repubblica, tra le pagine sono stati raccolti numerosi aneddoti riguardanti la sua vita, compreso il rapporto che lo legava alle maggiori personalità del cinema italiano, tra cui Massimo Troisi e Francesco Nuti. Di entrambi gli attori, Carlo ha raccontato forze e debolezze, soffermandosi sull’imprevedibilità di Nuti e la fragilità di Troisi. Su quest’ultimo, racconta: 

“Sono stato più amico di Massimo che di Francesco. Lui era fatto di un’altra pasta, con addosso fragilità diverse. Sei giorni su sette restava chiuso in casa. Ero l’unico, credo, che a forza riusciva a portarlo al cinema. Rigorosamente alle tre del pomeriggio, quando le sale erano vuote. Aveva il terrore della gente che gli veniva addosso per gli autografi”.

Via Movieplayer