Un nuovo Die Hard

L’ultimo Die Hard uscito è il quinto, “Die Hard – Un buon giorno per morire” uscito nel 2013.

A gennaio 2021 si era iniziato a parlare con una certa insistenza della possibilità di rivedere al cinema il sesto capitolo della saga. Bruce Willis era in trattative per tornare nei panni di John McClane, probabilmente il suo personaggio più iconico. Il titolo sarebbe stato modificato, però, da “Die Hard” a “McClane”. Una vera e propria analisi del celebre poliziotto. In questo sesto film, infatti, ci sarebbe stato spazio per un doppio piano temporale. La narrazione avrebbe coinvolto un John odierno e uno ben più giovane. Un modo per strizzare l’occhio al vecchio pubblico fedele e, al tempo stesso, valutare il terreno per possibili produzioni future con un attore differente, navigando nell’ampia fascia temporale del pre “Die Hard 1”.

Il commento del produttore

Parlando tempo fa con Polygon a margine della promozione stampa di Snake Eyes, il capitolo della saga di G.I.Joe, il produttore ha però spiegato:

No, quel film non si farà. La cosa interessante è che avevamo davvero trovato un’idea per farlo. Era un progetto che non era nato come un Die Hard ma che poi, col passare del tempo, ha virato verso Die Hard. La questione interessante del nostro concept si basava sul fatto che ci avrebbe dato l’opportunità d’incontrare sia il giovane John McClane che quello di Bruce Willis. Era molto interessante in quell’ottica perché avremmo visto entrambe le versioni del personaggio, un po’ alla Il Padrino parte 2.”

A mettere i bastoni tra le ruote al film è stata la fusione tra Disney e Fox. Questo processo ha posto la pellicola in stand-by. Ma non solo, perché poi il vero ostacolo è diventato un altro.

La malattia di Bruce

ino a qualche anno fa se ne sapeva pochissimo, tanto che si faticava persino a diagnosticarla, oggi invece viene riconosciuta con maggiore facilità (si calcola che solo in Italia siano oltre 250 mila le persone che ne sono affette, 1 milione degli Usa con circa 180 mila nuovi casi l’anno). Non capire ciò che viene detto oppure non riuscire ad articolare frasi di senso compiuto è un grande limite per tutti, ancora di più per chi con le parole ci lavora. Per questo Bruce Willis ha dovuto annunciare il ritiro dalle scene: la diagnosi è di quelle feroci, afasia, un disturbo del linguaggio che mina la capacità di comprensione ma anche quella di esprimersi verbalmente, leggere e scrivere. E dunque anche recitare.

Stando ai documenti riportati dal Los Angeles Times, il regista Mike Burns – che aveva il compito di dirigere Willis in uno dei suoi ultimi film d’azione, Out of Death – avrebbe inviato una richiesta urgente agli sceneggiatori per ridurre le parti parlate della star di Hollywood: «Dobbiamo abbreviare i suoi dialoghi in modo che non ci siano monologhi, servono meno pagine», avrebbe scritto in una mail del giugno 2020. Alla base di ciò, ci potrebbero essere proprio i primi segni della malattia di Willis, un disturbo neurologico che impedisce la normale comprensione e creazione del linguaggio verbale. Di qui la necessità, come rivela il New York Post, di usare in più occasioni «l’utilizzo di un earwig», ossia un auricolare utilizzato per suggerire le battute. Pare inoltre che in alcuni ciak si fosse mostrato visibilmente confuso. Tanto che anni fa, sul set di Hard Kill, l’attore statunitense avrebbe inavvertitamente sparato con una pistola caricata con proiettili veri, non a salve. Un errore che ricorda quello capitato ad Alec Baldwin, ma che per fortuna non ha avuto conseguenze. «Ha problemi di salute, l’afasia sta influenzando le sue capacità cognitive», hanno scritto sui social tutte le donne della sua numerosa famiglia.

Per questo Die Hard 6 si può definire praticamente un progetto morto.