Francesco Salvi è stato intervistato dal Corriere della Sera dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera. Ecco un estratto:

Tutti pazzi in famiglia?

«Una certa follia positiva è sempre albergata in casa. Mio papà era avvocato, era particolare, era uno dei pochi uomini italiani che non guidava, faceva guidare mia mamma senza meta e ci trovavamo sempre spersi in paesi stranieri senza permessi di soggiorno; in Svizzera o in Austria, era epico. Poi non voleva mai far benzina, secondo lui la macchina andava lo stesso e così rimanevamo fermi in mezzo alla campagna. Quanti weekend abbiamo passato io e mio fratello a spingere l’auto».

È nata da lì «C’è da spostare una macchina»?

«Forse in modo inconscio… Anni dopo mi trovai a dover fare la sigla musicale al MegaSalvi, eravamo nel garage di una villetta a Vimodrone quando arriva il tipo del piano di sopra incazzato: C’è da spostare una macchina che non posso entrare!».

È un diesel?

«Avevo appena cambiato macchina, avevo preso un diesel che allora era la cosa più figa che c’era, io giravo mezza Italia e spendevo la metà. All’epoca non serviva nemmeno dire la marca, dicevi solo: mi son fatto il diesel. Al tipo del piano di sopra chiesi se era un diesel per sapere se era la mia. Ma detto così faceva ridere».

Leggende su «Drive In»?

«Che Berlusconi veniva a trovare le ragazze, ma non è vero. Gli studi erano in periferia a Bande Nere prima, poi a Quarto Oggiaro, una zonaccia; la prima volta che sono andato lì mi hanno rubato l’autoradio, la seconda volta che ci sono tornato l’ho rubata io».

fonte CORRIERE