Dopo 22 anni di assenza dall’Ariston, Gianni Morandi è tornato a calcare quel palco che così tanto ama e lo fa emozionare. Durante la serata inaugurale del Festival, infatti, il cantante si è molto emozionato prima di iniziare la performance:

“Gli occhi lucidi? Il fatto è che quando ho sentito quell’applauso così forte, al mio ingresso sul palcoscenico, è come se in un attimo mi fossero passati davanti agli occhi sessant’anni di musica. E non sono uno che sa frenare le emozioni”.

Gianni racconta a “Il Mattino” di aver ricevuto la chiamata di Jovanotti, autore della canzone, e di essersi tranquillizzato:

“Poi però mi ha chiamato Jovanotti e mi ha detto che gli ero piaciuto e ancora stamattina, qui a Sanremo, sentivo canticchiare la canzone. Vivo in mezzo alla musica e sono felice. Sono un interprete. E ho avuto la fortuna che grandi autori abbiano scritto per me. Ho cantato di tutto, sono passato da “Fatti mandare dalla mamma” di Migliacci a “Che cosa resterà di me” di Franco Battiato, da Lucio Dalla a Jovanotti”.

La sua canzone in gara di intitola “Apri tutte le porte”, eppure qualche porta chiusa in faccia pare l’abbia avuta:

“Nei primi anni Settanta, dopo i grandi successi popolari, quando arrivarono i cantautori e le rockstar straniere. Ecco, pensavo che quella porta non si sarebbe più riaperta e invece…Poi anch’io ho aperto porte sbagliate che forse avrei dovuto tenere chiuse ma anche quelle nella vita sono importanti. Dagli errori si impara, sempre”.

E, poi, la grande rivalità con Massimo Ranieri, che ritrova qui a Sanremo:

“C’era davvero rivalità tra noi due, negli anni 60. Quando arrivò questo giovanotto da Napoli, io cantavo già da qualche anno. Ho pensato: però, è forte. Sapete com’è, arriva l’Atalanta e piano piano l’Atalanta diventa la Juve, l’Inter, il Milan. Occhio, mi sono detto. Avevamo entrambi voglia di arrivare: io venivo da una famiglia proletaria del Nord, lui da una famiglia operaia del Sud. Oggi ci ridiamo su, di quella rivalità.”