Giorgio Faletti


scrittore, attore, cantautore, comico e cabarettista. Il 25 novembre 1950 nasceva ad Asti Giorgio Faletti. In pochi avrebbero scommesso che il Vito Catozzo di Drive In sarebbe diventato uno dei più grandi geni della letteratura italiana contemporanea. Giorgio Faletti è stato uno scrittore fine e profondo, in grado di saper tirare fuori attraverso i suoi libri il profondo che la vita contiene in sé.

Uomo poliedrico e dotato di grande versatilità, Giorgio Faletti ha attraversato con successo ed eccellenza il mondo della televisione, dello spettacolo, della musica e della letteratura italiana. Giorgio Faletti è scomparso prematuramente il 4 luglio 2014, ma i suoi libri e le sue citazioni continuano a dirci tanto e parlare per lui.

La canzone

Signor Tenente è una sua canzone presentata al Festival di Sanremo 1994, prima apparizione pubblica come cantautore impegnato di un Faletti fino ad allora noto principalmente come comico, e arrivò al 2º posto della classifica finale della kermesse canora, vincendo il Premio della Critica. La canzone fu inserita nell’album di Faletti Come un cartone animato (prodotto da Danilo Amerio), premiato con un disco di platino.

Nella canzone è chiaro il richiamo alle stragi di Capaci e di via D’Amelio, in generale, agli attentati compiuti dalla criminalità organizzata. Il brano vuole essere una denuncia delle condizioni lavorative delle forze dell’ordine italiane (in particolare dei Carabinieri) in un periodo in cui era ancora vivo “l’eco” delle bombe del ’92 e ’93. La frase “minchia, signor tenente” è una citazione tratta dalla scena finale del film Mediterraneo (1991) di Gabriele Salvatores, pellicola con cui il brano condivide il tema della disillusione.

L’uso ripetuto della parola “minchia“, presente nel testo all’inizio di ogni strofa, e il marcato accento siciliano con cui viene cantato il brano rendono chiaro il riferimento a Cosa nostra; più in generale, questi dettagli sottolineano quanto fosse più sentita questa situazione nel Sud Italia e in particolare in Sicilia, dove si erano verificati i maggiori eccidi mafiosi.

Il ricordo della moglie


Parlava così di Giorgio la moglie Roberta Bellesini a tpi.it:

“Giorgio temeva che le sue opere potessero perdersi nel tempo, che andassero dimenticate. Era forse la sua paura più grande”, svela Roberta, per spiegarci perché si è sempre dedicata con tanto zelo ai lavori del defunto marito, a mantenerli vivi. Molti hanno scoperto dopo la sua morte una parte molto riflessiva e, a tratti, filosofica di Giorgio. Infatti tra le citazioni che si leggono sui social, tantissime sono tratte proprio dai suoi libri. Lui metteva tanto del suo mondo interiore nei suoi testi, riflessioni sulla vita, sui rapporti umani. Testi che erano pezzi di vita intrisi di malinconia ma anche di speranza e voglia di rinascita”

fonte TPI