“I Laureati” di Leonardo Pieraccioni ha compiuto 25 anni lo scorso anno e per l’occasione è stato riproposto in versione restaurata ad Alice nella Città a Roma. Nel 1996 il regista era già una star a Firenze e dintorni, grazie alle partecipazioni ai vari programmi delle tv locali, oggi autentici oggetti di culto da parte di numerosi fans. Il suo primo film da attore fu, grazie ad Alessandro Benvenuti che lo sceglie per un piccolo ruolo, in “Zitti e mosca” insieme ad altri volti giovani della comicità emergente toscana come Andrea Muzzi, Graziano Salvadori, Katia Beni, Massimo Ceccherini, Alessandro Paci. 

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TRAMA

Leonardo, Rocco, Bruno e Pino sono quattro universitari, trentenni e fuori corso, che vivono tutti assieme in un appartamento di Firenze. Leonardo ha lasciato la moglie dopo pochi mesi di matrimonio, Bruno è iscritto all’università solo per poter prendere le redini dell’impresa del ricco suocero, Rocco si mantiene facendo il metronotte e Pino cerca un improbabile successo nel cabaret. Lungi dal dedicarsi agli studi, i quattro tirano avanti tra momenti di divertimento goliardico e altri di profonda malinconia senza nessuna voglia di crescere e nessuna prospettiva per il futuro. Solamente il tentativo di suicidio dello strambo professor Galliano, ex docente di Leonardo ai tempi del liceo e suo mentore, e le disavventure amorose della sorella di Rocco, la modella Letizia (oggetto del desiderio di Leonardo), forniranno loro un’occasione per riflettere sul proprio futuro.

PIERACCIONI: “IL MIO LAVORO PIU’DIFFICILE”

Per l’occasione è stato intervistato da Repubblica.it il regista che ha raccontato la realizzazione di uno dei suoi film migliori. 
“È stato il parto più difficoltoso. Ho fatto tutto quello che nell’icona del giovane aspirante attore-regista bisogna fare. Partivo da Firenze con il mio zainetto blu, con il copione dentro che si chiamava Amici fuori corso e prima La casa fuori corso. Alla ricerca di un produttore. Ho fatte tutte le anticamere che poi ti consentono di gustartela quando ne trovi uno che ti dà fiducia. Dal ’91 cercavo di proporlo. Fortunatamente ho incontrato i Cecchi Gori che mi hanno dato fiducia. Con il classico stratagemma. Prima ero andato da Giovanni Veronesi, che era il mio riferimento quando guardavo i film di Nuti che mi piacevano tanto, “se trovo un produttore lo scrivi con me?”. In giro mi spendevo il suo nome, è anche per questo Vittorio e Rita hanno provato. Il primo film è un terno al lotto, anche per questo ho messo dentro quattro protagonisti, non ero convinto che potevo essere il protagonista assoluto. Prima avevo fatto solo piccole partecipazioni che non mi avevano convinto più di tanto”.