Disponibile su Netflix a partire dal 18 aprile, dopo tre giornate di proiezione al cinema, arriva “Lo Spietato”, il più recente film italiano prodotto dalla piattaforma. Nel cast troviamo Riccardo Scamarcio nei panni del protagonista, accompagnato da Sara Serraiocco, Marie-Ange Casta, Alessio Praticò e Alessandro Tedeschi. Alla regia, Renato De Maria. 

Trama

Siamo nel periodo del boom, in una metropoli – Milano – destinata a una crescita economica e criminale vertiginosa. Santo Russo, calabrese cresciuto nell’hinterland, dopo i primi furti in periferia e il carcere minorile, decide di seguire le sue aspirazioni e di intraprendere definitivamente la vita del criminale. Nel giro di pochi anni diventa la mente e il braccio armato di una potente e temuta gang, lanciandosi in affari sempre più sporchi e redditizi: rapine, sequestri, traffici di droga, riciclaggio di denaro sporco, e non ultimi i miracoli, esecuzioni a sangue freddo. Nella sua corsa sfrenata verso la ricchezza e la soddisfazione sociale, Santo Russo è diviso tra due donne: la moglie, remissiva e devota, e l’amante, una donna bellissima, elegante e irraggiungibile. Due scelte di vita agli antipodi e due opposte facce di sé. Il percorso criminale di Santo è fatto di scelte inevitabili e traiettorie dolorose: chi vive o chi muore, l’amore passionale o la famiglia, il sogno borghese o una vita da Spietato.

Una crime story all’italiana

Ispirata al libro “Manager Calibro 9”, la storia raccontata ne “Lo Spietato” racchiude in sé tutti gli elementi di una divertente crime story all’italiana; c’è l’andamento classico dell’ascesa-discesa di un gangster completamente fuori dagli schemi, l’ambientazione in una Milano anni ’80 perfetta per abbracciare sogni criminali, e infine quel tono comico di auto ironia, incarnato nel personaggio di Santo Russo che non riesce a prendere sul serio nessuno, tanto meno se stesso. 

Il film presenta un lungo arco temporale, che inizia dagli anni ’60, quando la famiglia Russo si trasferisce a Milano dalla Calabria, per proseguire negli anni ’70 e ’80, il clou delle azioni criminali, e stabilizzarsi negli anni ’90. La cultura e la società di ogni fascia temporale è ben rappresentata grazie ad un accurato reparto scenografia e costumi, dalle automobili agli abiti vintage, fino agli interni delle case. 

Il personaggio di Santo Russo, interpretato da un Riccardo Scamarcio molto a suo agio, diverte e conquista; egli insegue la ricchezza ma anche un riconoscimento sociale che non ha mai avuto e lo fa alla sua maniera, sentendosi un gangster e un manager allo stesso tempo. Vuole essere come i ricchi  di Milano, come il suo mito Agnelli, improntando la sua filosofia di vita sullo ‘stile’. Accanto a lui ci sono due donne, moglie e amante, altri due personaggi ben scritti e interpretati dalla Serraiocco e dalla Casta. 

Il ritmo della pellicola è incalzante, soprattutto nella parte iniziale e in quella centrale, con un leggero calo nel finale. Apprezzate le scelte musicali e il voice over del protagonista che accompagna le scene.

In sintesi, una pellicola italiana molto buona, compatta per livello tecnico del cast, che potrebbe affacciarsi molto bene anche ad un pubblico internazionale grazie a Netflix.