Sulla scia del grande successo ottenuto nel 1994 con Léon, Luc Besson realizzò nel 1997 uno dei suoi film più ambiziosi, pensato esplicitamente per il mercato americano: il coloratissimo fantakolossal Il quinto elemento. Un film divenuto ben presto un vero e proprio cult, senza contare che fu uno dei più grandi successi commerciali di un film francese negli Stati Uniti, con circa 264 milioni di dollari incassati.

Stellare, insieme alle scenografie e ai costumi (firmati, pensate un po’ da Jean-Paul Gaultier) fu anche e soprattutto il cast del film, tra cui spicca l’eroe hollywoodiano dei Die Hard, Bruce Willis, una giovanissima Milla Jovovich, l’affidabile Gary Oldman (al quale Besson affida nuovamente la parte del cattivo dopo Léon) e poi ancora Ian Holm e Chris Tucker, quest’ultimo nell’eccentrico e divertente ruolo del DJ Ruby.

Trama

Per secoli i sacerdoti egizi istruiti dagli alieni Mondoshawan hanno custodito il segreto dell’unica arma chiamata “il quinto elemento” in grado di opporsi alle minacce di distruzione del pianeta. Ora, nel 2259, il Male Supremo, sotto forma di un misterioso e oscuro pianeta magmatico, è diretto verso la Terra e ripropone il pericolo di annientamento. Il quinto elemento ritorna sulla Terra, incarnandosi in una ragazza di nome Leeloo ricreata dagli scienziati in laboratorio. Impaurita e disorientata,  conoscitrice di una lingua che non conosce nessuno, Leeloo fugge e precipita nell’ aereo-taxi di Korben Dallas, ex membro delle forze speciali. A Korben i capi affidano il compito di recuperare le pietre sacre dei quattro elementi primari (terra, aria, fuoco, acqua) indispensabili a Leeloo per vincere la battaglia contro il Male. Durante la missione, funestata da imprevisti e pericoli, avviene la resa dei conti con il perfido Zorg e i facinorosi Mangalore. Tornato sulla Terra con le pietre, Korben si ritrova accanto ad una esausta Leeloo. Allora capisce di doverle dichiarare il suo amore sperando che proprio questa sia la chiave per sconfiggere ancora una volta il Male.

Come Milla Jovovich divenne Leeloo

In una lunga intervista a Entertainment Tonight per i 20 anni del film, il cast de Il quinto elemento ha raccontato diversi aneddoti sulla realizzazione. Tra questi, come venne scelta Milla Jovovich e il suo particolare metodo per entrare nella parte.

Il casting

PRODUTTORE: Per il personaggio di Leeloo, Luc ha visto migliaia di modelle e attrici, donne da tutto il mondo.

BESSON: La prima volta che ho incontrato Milla era a New York. Era troppo vestita e truccata, e mi apparve molto, molto nervosa. Era pietrificata.

MILLA JOVOVICH: Pensavo di essere stata grande! Ero davvero felice di com’era andata l’audizione. Ma, sapete, avevo tipo l’ombretto verde, le zeppe bianche, un vestito striminzito. Avevo 18 anni e pensavo di essere la cosa più figa del mondo. Ero così eccitata di incontrare Luc, perché ero una sua grande fan.

BESSON: Ha cantato una canzoncina, abbiamo preso un tè ed è stato bello, ma non sentito quella forte spinta. Poi, qualche settimana dopo, allo Chateau Marmont [a Los Angeles], sono andato in piscina e indovinate chi vedo in maglietta bianca e jeans, senza scarpe, senza trucco e con la coda di cavallo? Milla!

JOVOVICH: Naturalmente ho detto: “Ho bisogno di cambiarmi!” Ma lui non voleva darmi l’opportunità di rimettermi tutto il trucco. Così sono andata a trovarlo più tardi e mi ha ripreso con la telecamera. Mi ha fatto fare delle cose davvero folli, come ballare senza ritmo, cantare, parlare in modo incomprensibile. Non capivo nulla, ma ci stava.

BESSON: Era perfetta. Rimasi profondamente sedotto da quel provino.

Luc Besson e Milla Jovovich alla première de Il quinto elemento a Cannes nel 1997

La preparazione

MILLA JOVOVICH: Era una specie di situazione alla My Fair Lady, perché stavo davvero imparando ad essere una persona completamente nuova. Normalmente, per studiare una parte, mi sarei messa a leggere libri,  parlare al telefono o andare in giro con i miei amici, mentre stavolta finii allo zoo nelle gabbie degli animali, imitando i leoni, gli uccelli e i lupi. Ho passato mesi in questa specie di isolamento, passando da una lezione all’altra di recitazione, danza e coreografia di lotta.

Un lavoro a parte venne fatto anche con la lingua incomprensibile parlata da Leeloo. Come spiegato da Besson, fu lui a inventarsi quelle parole:

BESSON: Per quella lingua ho scritto un dizionario di 500 parole. Io e Milla eravamo gli unici due a parlarla sul set. Lei ha dovuto impararla e ci parlavamo così

JOVOVICH: Era molto interessante il fatto che non ci sarebbero stati sottotitoli.