In onda stasera vediamo le curiosità di IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO. 

A differenza del libro omonimo, il film non è ambientato ad Arzano, per ragioni di diritti d’autore, ma nell’immaginario paesino di Corzano. Per curiosità in Italia esiste un paese con questo nome e si trova in provincia di Brescia e non vicino Napoli, così come il fittizio Corsano, il luogo dove Sperelli aveva fatto domanda di trasferimento, ha un corrispettivo reale che si trova in provincia di Leccee non in Liguria (esiste peraltro anche un Corsano frazione di Tramonti in provincia di Salerno, mentre la stazione di Corsano, ubicata nella valle del Miscano lungo la ferrovia Napoli-Foggia, trae il nome dall’antico Borgo di Corsano disabitato dalla peste del 1656).

Inizialmente Lina Wertmüller aveva scelto Napoli come location del film, ma appena la troupe arrivò nel capoluogo campano fu avvicinata da alcuni personaggi vicini agli ambienti della malavita che pretesero il 10% del budget del film per permetterle di girare, la regista non accettò giudicando i prezzi troppo esosi e spostò il set da Napoli a Taranto, nel Borgo Antico ambienta la città di Napoli; Paolo Villaggio nel film si affaccia sul panorama di una Taranto vecchia povera e decadente (nel titolo d’apertura la fabbrica dell’ILVA appare ripresa da corso Vittorio Emanuele II), e per alcune riprese anche a Tivoli, San Giorgio a Cremano (Napoli) e nella Reggia di Caserta.

L’aver girato in Puglia ha permesso alla regista di inserire il mare nel film, cosa non presente nel libro, visto che Arzano è situato nell’entroterra a nord di Napoli. Le altre location in cui è stato girato il film sono i comuni pugliesi di Altamura e Corato.

Il titolo del libro e del film derivano dal tema di uno degli alunni del maestro Sperelli, dal titolo L’Apocalisse. “Tema: Quale parabola preferisci? Svolgimento. Io, la parabola che preferisco è la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto che sarò già morto da un secolo. Dio separerà le capre dai pastori, una a destra e una a sinistra”.