Intervistata da “Vanity Fair”, in occasione della sua apparizione sul tappeto rosso della serata iniziale del Cannes Film Festival, Jane Fonda racconta come gli standard di bellezza di Hollywood abbiano influenzato la sua vita:

“Mi hanno resa infelice. Non li sopportavo. Ho iniziato come attrice prendendo lezioni con Lee Strasberg, l’insegnate degli attori famosi, e mi piaceva essere in una piccola classe in cui tutti si prendevano sul serio, e dove nessuno si preoccupava del proprio aspetto. Poi all’improvviso sono approdata a Hollywood e quando, dopo il mio primo film divenni una star, tutto dipendeva dal mio aspetto e dal trucco, dai miei genitori, dal mio corpo e lo odiavo. E giurai a me stessa che non sarei mai più tornata a Hollywood. Passai a Broadway e lì era meno brutto perché facevo teatro. Ma dovevo guadagnarmi da vivere e ritornai sui miei passi. Mi ci è voluto molto tempo per fare la pace con i canoni di bellezza dell’industria del cinema”

L’attrice rivela, inoltre, come sia sopravvissuta e di come sia cambiata la percezione dell’invecchiamento:

“Fare finta di essere invisibile. Tutto è arrivato tardi per me, e va bene, a patto che non ti perdi lo spettacolo dei fiori. Penso che la percezione degli anziani stia migliorando e per una ragione: noi “vecchi” siamo di più, perché viviamo più a lungo. Le donne anziane rappresentano la fascia demografica in più rapida crescita nel mondo. E siamo più longeve degli uomini, quelle come me, con i capelli grigi e i corpi cadenti sono più numerose”.