Vittoria in tribunale per Kevin Spacey che, secondo la giuria di un tribunale di New York, non ha molestato l’attore Anthony Rapp nel 1986, quando erano entrambi poco noti a Broadway e avevano rispettivamente 26 e 14 anni. I giurati hanno impiegato meno di 90 minuti a deliberare e hanno concluso che Rapp non è riuscito a dimostrare che Spacey «l’aveva toccato in parti intime o sessuali». Il verdetto chiude uno dei processi che più ha scatenato il dibattito del movimento #metoo a Hollywood ed è stato accolto dall’attore due volte premio Oscar, oggi 63enne, nell’abbraccio dei suoi avvocati, senza rilasciare dichiarazioni.

Il legale di Rapp aveva cercato di convincere la giuria fino alla fine spiegando che Spacey aveva mentito sul banco degli imputati. I giurati però non lo hanno ascoltato e hanno respinto la causa: già prima che iniziassero le deliberazioni il giudice di New York aveva archiviato parzialmente le accuse contro Spacey, dichiarando il non luogo a procedere per l’accusa di avere intenzionalmente inflitto al ragazzo danni emotivi. «È essenzialmente un duplicato dell’altra accusa», aveva detto il giudice.

Nei giorni scorsi Rapp e Spacey avevano testimoniato in tribunale e all’attore era stato chiesto conto delle affermazioni di Rapp secondo cui Spacey l’aveva preso in braccio come uno sposo fa con una sposa dopo una festa del 1986 e l’aveva messo sul letto prima di sdraiarsi sopra di lui. Rapp aveva testimoniato in precedenza nel processo di essersi dimenato ed essere fuggito. In quell’occasione la star di «House of Cards» aveva detto di non essersi dichiarato pubblicamente omosessuale per anni perché traumatizzato dal padre Thomas Fowler, che era razzista e omofobo.

Nonostante questa vittoria, i guai non sono finiti per Kevin Spacey che deve comunque affrontare altre battaglie legali, fra cui pesanti accuse di violenza sessuale nei confronti di tre uomini nel Regno Unito.