Lino Banfi è stato intervistato da Il Messaggero dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua vita privata e sulla sua carriera. Ecco un estratto dove parla della mitica battuta “Ti spezzo la noce del capocollo”:

Una vita di attore, il suo bilancio?

«Delusioni 35 per cento, gioie acquisite 65 per cento. Ho dovuto aprirmi una strada che non c’era, inventarmi un linguaggio inizialmente esasperato e poi piano piano smussato. Io dovevo riuscire a creare un genere e oggi rifarei tutto quello che ho fatto».

C’è una frase nella tua infanzia che ancora ti accompagna?

«“Ti spezzo la noce del capocollo”, che diceva mio zio Michele. Mi ricordo che quando qualcuno litigava, andavamo da lui a lamentarci e lui: “Portamelo qua, ci spezzo la noce del capocollo”. Pensa cosa ho trovato nel mio moviolone dei ricordi: quando c’era la guerra dovevamo scappare ai ricoveri. E mio nonno: “Pasqualino, ricordati i pupi”. Io avevo costruito due piccoli pupazzi, Orlando e Rinaldo, li portavo nel ricovero e facevo ridere i bambini della mia età. Era il mio compito già da allora. E fra di loro i pupi si dicevano “ti spezzo la noce del capocollo”».

Come definiresti la sua carriera dall’inizio ai nostri giorni?

«Nazionalpopolare, un termine che mi piace. Però da questo a diventare amico di tre papi non me l’aspettavo. È stato molto più grande di me quello che ho avuto».

FONTE: IL MESSAGGERO