Luc

Luc Merenda, all’anagrafe Luc Charles Olivier Merenda è stato da noi in Italia particolarmente attivo negli anni settanta, ha lavorato per diversi anni nel cinema italiano, recitando in numerosi film poliziotteschi di quel periodo. Non solo, ma anche in commedie di successo come in Superfantozzi e Pompieri 2, insieme a Paolo Villaggio. Dopo l’apparizione nella soap opera Edera (1992), Merenda abbandona il mondo dello spettacolo per dedicarsi all’antiquariato. Nel 2007 ritorna in scena per recitare nella parte di un ambasciatore nel film horror Hostel: Part II, accanto a un’altra icona del cinema italiano anni settanta come Edwige Fenech e al regista Ruggero Deodato, contattato da Eli Roth per un cameo. Nel 2022 viene utilizzato come uno dei doppiatori madrelingua della versione italiana del film La signora Harris va a Parigi, doppiando il personaggio di Michel Simon interpretato da Vincent Martin. 

L’intervista

Ora in una nuova intervista realizzata da LaStampa.it Luc è tornato a raccontarsi senza peli sulla lingua, come ha sempre fatto:

Ho smesso prima del tempo con i polizieschi, è vero, avrei potuto continuare per un bel po’, il mio produttore mi ripeteva “ma dai, girane un altro, ti fai la casa in campagna, gli ho risposto che piuttosto mi sarei suicidato, avevo deciso, ed ero pronto a morire di fame pur di non tornare sui miei passi. I miei film cominciavano ad avere successo, mi dissero che avrei dovuto cambiare cognome. Avevano mandato le mie foto a una famosa press agent, bravissima, Carol Levi, e lei aveva detto “la faccia è interessante, ma il nome non va”. Per me, dopo una frase del genere, la collaborazione era chiusa». Su Delon stessa fermezza: «È l’antitesi di tutto quello che amo. Adesso va ripetendo che vuole suicidarsi, farebbe bene, visto il male che ha provocato a tante persone. Non mi è mai piaciuto, era uno che andava dai critici a chiedere se avevano gradito il suo film. Bravo, sicuramente, ma con i colleghi si comportava malissimo. Il nostro cinema era imbevuto di attualità, vivevo sospeso tra la realtà quotidiana e quella dei set dove recitavo. Volevamo essere testimoni del tempo, trasferire la cronaca nelle nostre storie, con la speranza che tutto sarebbe cambiato in meglio. Oggi mi viene il dubbio che non sia cambiato proprio niente. L’incontro fondamentale della mia vita? Mia madre, la prima che ho incontrato, quando mi ha partorito“.