Cosi il nostro caro Boldi scrive al suo compagno di mille avventure De Sica, dopo anni dal divorzio cinematografico avvenuto alla fine di, praticamente, un’era di cinepanettoni che nel bene o nel male, hanno segnato la storia del cinema Italiano:

“Caro Christian, ti scrivo perché sono addolorato o forse semplicemente dispiaciuto“: così inizia la lettera aperta che Massimo Boldi ha scelto di pubblicare sul settimanale Chi – e indirizzata a Christian De Sica, suo amico da 25 anni e coprotagonista di tanti ‘cinepanettoni’ di successo. “Mi spiace vedere questo tuo lato debole che il pubblico, il tuo pubblico, il nostro pubblico, non conosce”, attacca Boldi, “la tua debolezza ha un nome: Silvia, tua moglie. Lei, la tua agente, che decide, che programma la tua vita da sempre, anzi, da quando hai iniziato ad avere successo, da quando abbiamo iniziato ad avere successo con Aurelio De Laurentiis, 28 anni fa”. E ancora: “Oggi è passato più di un quarto di secolo e tra noi che cosa resta? Solo qualche messaggino. No, non lo accetto. Mi manca Christian, il mio amico, troppo, tanto. Tu, Silvia e Aurelio (De Laurentiis, ndr) non avete perdonato il fatto che me ne sia andato nel momento del nostro massimo successo? Ma non stavo bene. Ero un uomo distrutto, avevo perso mia moglie Marisa. (…) Forse un pacca sulle spalle, in quel momento, da parte del mio amico, mi è mancata. E pensare che Silvia e Marisa, praticamente coetanee, erano amiche. Oggi, a ‘Chi’, rivelo che Christian e Silvia non sono venuti nemmeno al funerale di Marisa, mia moglie, la loro amica. Vorrei lavorare ancora con te, perché tua moglie ci vuole lontani?”.

Nella lettera, Boldi poi spiega: “So che prima di ogni trasmissione della quale sei ospite, tua moglie dice: ‘Niente domande su Boldi’. Perché? Sono il diavolo? Che cosa avrei fatto? Di che colpa mi devo autocondannare?”. E conclude con un appello: “In giro, giovani e non mi chiedono: ‘Quando tornate insieme?’. Una domanda che fanno anche a te, lo so. E so che noi potremmo essere ancora un successo travolgente e non, come dici tu, ‘due vecchi che hanno già dato’. Chissà queste parole da dove provengono. Non sono tue, amico mio (…) Sono religioso e credo che il buon Dio mi abbia fatto avvicinare a te, abbia creato la nostra coppia sia professionale sia fuori dallo schermo per regalare risate alla gente, per allontanare i problemi in quelle due ore in cui veniva a vederci. Andare contro Dio, il volere di Dio che ci ha uniti? Boh, dimmi tu, o ditemi voi, lo vedo come un peccato. Cara Silvia, sappi una cosa, mi manchi anche tu. Mi mancano i tuoi consigli sempre diretti e determinati. Mi manca parlare con te di Marisa, mi mancano i nostri ricordi“.

[Fonte: La Repubblica]