Mauro Repetto è stato intervistato da Rolling Stones in occasione dell’uscita del suo libro autobiografico. Ecco un estratto:

Ricordi ancora il momento in cui hai detto a Max: «Vado a Miami e non so se torno».

È esattamente quello che ho detto a Max proprio sotto casa sua, che era il tempio di tutte le canzoni che abbiamo scritto e di tutti i pomeriggi a Pavia passati insieme, con la nebbia o il sole. Volevo passare un po’ di tempo a Miami e non sapevo se sarei tornato, e così gli ho detto quella frase.

Ma veramente Max non si è risentito neanche un po’ della tua scelta?

No, ma sai perché? Max, come me, è un surrealista. Anche se sembra molto razionale, ti assicuro che è decisamente surrealista. Una delle prime frasi che mi ha detto in una assemblea di classe, di quelle che durano cinque ore e fai fatica a stare sveglio, è questa: «Pensa che bello sarebbe se arrivasse un capriolo o uno stambecco a saltare dappertutto». Per questo non ho mai sentito una cesura da parte sua sul mio essermene andato a Miami. Perché forse è una scelta nelle stesse corde che ha anche lui.

Mauro Repetto, su Gli Anni: «”Stessa storia, stesso posto, stesso bar” mi dava la claustrofobia, anche se mi rendevo conto che Max aveva concepito era un capolavoro»

Non c’è mai stato un momento in cui ti sei dispiaciuto di aver lasciato gli 883?

Non sono assolutamente questo tipo di persona. Mai e poi mai mi sono arrabbiato per una mia scelta. Io mi considero un fiume in piena che non fa danni, né a me né agli altri. Devo seguire questa mia voglia di andare avanti, come un fiume che non torna mai indietro.

fonte ROLLING STONES