Il cantante Max Pezzali, a Sky Tg24, si racconta. E tornando indietro nel tempo, ricorda i tempi degli 883. Il cantante spiega sono state secondo lui le ragioni del successo raggiunto in quegli anni:

“Io credo che sia stata l’azione combinata di due fattori: il linguaggio, che era quello quotidiano che utilizzavamo per parlare tra di noi e che poi finiva nelle canzoni. Era il linguaggio di strada della nostra generazione. E poi gli argomenti. Noi parlavamo di una realtà piccola. Stavamo nel nostro metro quadrato perché era la piccola realtà circostante che conoscevamo e quindi raccontavamo quello, in un momento in cui la musica italiana tendeva a parlare di cose più alte e più elevate”.

E poi continua e sulle critiche ricevute dichiara:

“Il giudizio che ci davano? Che si trattava di canzoni rappresentative di una generazione vuota, priva di contenuto,  cosa che un po’ era vera, mai erano appena caduti i muri, si erano schiantate le grandi ideologie e quindi si tornava a parlare dell’infinitamente piccolo e quello era il nostro modo di raccontare”.

Ricordando il brano “Gli anni” del 1995, Max Pezzali rivela:

“Fu strano… E’ uscita nel 1995, io quando l’ho scritta, avevo 26 anni e la canzone parla di nostalgia…  In quel momento avevo questa nostalgia dentro, ed era un raccontare il presente, in relazione al passato. Ogni generazione ha la propria età dell’oro e forse questo sentimento comune l’hanno provato tante altre persone. Quei riferimenti a “Happy Days”, per me la serie più bella di tutti i tempi, ad oggetti e situazioni, davano un’idea precisa del periodo a cui mi riferivo… e forse ci si sono identificati in tanti per questo”.