Amedeo Minghi è stato intervistato dal Corriere della Sera dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera. Ecco un estratto:

I suoi rapporti con i giornalisti?

«Al 90% dei giornalisti rifiuto le interviste. Perché mi fido poco… C’è sempre una differenza fra quello che ho detto e quello che esce sulla carta stampata. Preferisco le dirette tv».

Come ha visto cambiare questo mondo?

«Ogni generazione ha il dovere di cambiare tutto. È sempre successo così. Se non lo fanno i giovani chi lo deve fare? Facemmo anche noi così. Quante cazzate… via il latino dalle scuole, partiti, confederazioni, in piazza per qualunque pretesto. E poi? Alla fine tutto era come prima o peggio. Non siamo riusciti a cambiare il mondo. Adesso i giovani propongono canzoni con testi incomprensibili, parole che non so cosa significano. Perché sono troppe. Noi veniamo da lontano, dalla poesia vera dove le parole contavano. Ma più aggiungi parole, meno dici. Con rime forzate riesci a sfornare stupidaggini incredibili. Il livello oggi è basso basso. Preoccupante».

Tecnologie?

«Quanto basta. Le canzoni le scrivo al pianoforte, sempre. Ho cominciato con la chitarra, poi dagli anni 80 sono passato al pianoforte. Quando poi mi trasferisco in studio sono obbligato dalla tecnologia. Ai giovani dico: non affidate il 90% del lavoro al computer. Non abbiate fretta. Il computer aiuta, ma non sostituisce. Non va bene andare a casaccio. Devi capire quel che sai e sei veramente. E raccontarlo al meglio».

fonte CORRIERE