Il film

Natale a 5 stelle uscì nel 2018 diretto da Marco Risi. Nelle sale cinematografiche è uscito il 24 dicembre 2018. È il primo cinepanettone prodotto da Netflix. Il film fa riferimenti chiaramente espliciti alla situazione politica italiana dell’epoca (2018): Il premier Franco Rispoli a capo del governo giallo-verde che riceve telefonate da “Luigi” e “Matteo” altro non è che la parodia di Giuseppe Conte, a capo dell’esecutivo formato dal M5S di Luigi Di Maio e dalla Lega di Matteo Salvini. L’onorevole Giulia Rossi del Partito Democratico che si trova all’opposizione è la parodia dell’allora deputata del PD di Matteo Renzi (menzionato varie volte) Maria Elena Boschi ingaggiata dal partito perché gnocca ma con gli occhiali per farla sembrare intellettuale. Walter Bianchini, il “fedele portaborse” del Presidente che lo segue dovunque, rimanda al braccio destro dell’allora premier Conte, Rocco Casalino, mentre durante un colloquio tra Giulia e suo marito Roberto (leghista) vengono menzionati anche Silvio Berlusconi e il partito di cui è Presidente (Forza Italia).

La trama

Il Presidente del Consiglio Franco Rispoli, un ex commercialista che ha truccato il curriculum, essendo prossime le festività natalizie si reca in missione ufficiale a Budapest assieme al fedelissimo portaborse Walter Bianchini – ex comunista nostalgico migrato all’opposto schieramento politico pur di non perdere il proprio posto di lavoro – per rinforzare ulteriormente i rapporti tra Italia e Ungheria. Alla trasferta in terra magiara prende parte anche una delegata dell’opposizione, l’onorevole Giulia Rossi, la quale ha una relazione extraconiugale proprio con il premier: la tresca rischia di uscire allo scoperto a causa di un inviato de Le Iene, Mariano Tozzi, il quale, vestito da Babbo Natale, cerca di coglierli in flagrante per realizzare lo scoop che farebbe inevitabilmente cadere il governo.

A causa di una finestra difettosa della stanza dove si trovano i due, però, l’inviato viene colpito in testa dalla medesima e sviene, con i protagonisti che lo credono morto. A questo punto si creano diverse dinamiche che portano Roberto – marito geloso dell’onorevole giunto sul posto perché pieno di sospetti – a credere che ella lo tradisca con Walter, con quest’ultimo che pur di salvare l’immagine del premier fa credere alla moglie del Presidente (giunta improvvisamente a Budapest per festeggiare il loro anniversario di nozze) di essere innamorato di lei, scatenando le ire di Berta, vecchia badante della madre di Walter e da sempre innamorata di lui.

Nel frattempo l’inviato si riprende ma perde la memoria, facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo che però avrà vita breve, poiché al ricevimento serale che vede protagonisti i premier dei due Paesi, Walter decide di raccontare tutta la verità a Roberto, che a quel punto si scaglia apertamente contro il Presidente del Consiglio nell’occasione venuto anche a sapere del tradimento della moglie proprio con Walter, licenziato immediatamente dal premier e ormai scaricato definitivamente anche da Berta, alla quale aveva chiesto in precedenza di sposarlo. Come se non bastasse, il tutto viene ripreso con una telecamera da Mariano, che dunque riesce nell’intento di screditare il Presidente del Consiglio.

Dopo il ricevimento Walter, avendo perso lavoro e fidanzata, è pronto a gettarsi nel Danubio ma viene prontamente fermato da Franco, che decide di riassumerlo come suo fedele portaborse e di renderlo partecipe di un piano infallibile per poter salvare la faccia e recuperare la dignità persa al rientro in Italia.

Carlo Vanzina

È il primo film girato senza Carlo Vanzina, autore del soggetto, a cui la pellicola è dedicata, morto prima della realizzazione del film. Parla così del film Enrico Vanzina: “Anni fa con mio fratello Carlo abbiamo cominciato a lavorare alla trasposizione italiana della commedia inglese Out of order di Ray Cooney di cui la nostra amica Andrea Osvart aveva acquistato i diritti – racconta Enrico Vanzina, che qua e là si commuove pensando all’ultimo lavoro a quattro mani fatto con il fratello (morto l’estate prima dell’uscita) – Abbiamo pensato che per renderlo italiano fosse necessario contestualizzarlo con la nuova politica di oggi, con i nuovi politici. Il film inizialmente si chiamava “Weekend a 5 stelle”, titolo pensato da Carlo, ma poi Netflix mi chiese di cambiare il titolo per farlo diventare un film di Natale. Ero molto indeciso, ma alla fine ho accettato e penso che anche Carlo avrebbe fatto lo stesso.”

Marco Risi non ha avuto dubbi quando Enrico gli ha chiesto di dirigere il film che avrebbe dovuto fare Carlo. “Ho vissuto con Carlo metà della mia vita tra film, vacanze e avventure – racconta Risi – Quando cercavo di fare il mio primo film e mi crogiolavo nei dubbi, Carlo mi ha detto ‘invece di star lì a fare l’intellettuale, vieni a fare il mio aiuto’. Era Eccezzziunale veramente. A Budapest mentre giravamo il film, sentivo la responsabilità enorme di portare a termine il suo progetto. Come Billy Wilder aveva appeso il cartello ‘fallo come lo farebbe Lubitsch’ dentro di me mi dicevo ‘fallo come lo farebbe Carlo'”.