Correvano i primi anni del nuovo millennio e l’Italia era pazza dei cinepanettoni. Con Natale sul Nilo, uscito nel 2002, si raggiunsero picchi d’incassi che solo a pensarci oggi impallidiremmo (28.2 milioni) e sulla scia di questo incredibile successo la macchina messa in moto da Neri Parenti continuò a sfornarne uno dopo l’altro. L’anno seguente, nel 2003, toccò a Natale in India cercare di eguagliare il predecessore. Non ci riuscì (gli incassi si fermarono “solo” a 19.1 milioni) ma la squadra composta da De Sica, Boldi, Fichi d’India, Biagio Izzo e Enzo Salvi riuscì comunque a scrivere un’altra pagina di storia delle commedie.

Trama

1987: a Roma, nella clinica Santissima Maria Addolorata s’incontrano per caso il giudice milanese Enrico Paci (Massimo Boldi) ed l’ingegnere romano Fabio De Tassis (Christian De Sica). I due sono giunti lì in occasione della nascita dei rispettivi figli, ma un improvviso calo di corrente lascia la clinica al buio, proprio nell’istante in cui l’infermiera stava portando i due neonati nella nursery.
2003: sono passati sedici anni ed Enrico e Fabio sono alle prese con i figli, ormai adolescenti. Nelson De Tassis è diventato l’esatto opposto del padre: pratica il buddhismo ed è un animalista. La stessa cosa si può dire di Costantino Paci, ragazzo sprezzante delle regole e incline alle volgarità. Sembra proprio che qualcuno li abbia scambiati alla nascita: sarà un provvidenziale viaggio in India, nel quale vedremo coinvolti anche i due acrobati da circo Max e Bruno e il rapper Vomito, a chiarire la questione…

Le riprese in India

Nel suo ricchissimo libro Due palle di NataleNeri Parenti dedica un capitolo a Natale in India. Sulle riprese e le difficoltà linguistiche, oltre che culturali, il regista ha ricordato quanto combinato dai Fichi d’India:

In India quelli che avevano meno difficoltà nel farsi comprendere erano i Fichi d’India, non perché a loro agio per via del nome d’arte, ma perché parlando solo il varesotto, dopo tanti film girati all’estero, avevano acquisito una straordinaria abilità nel farsi capire solo a gesti e monosillabi, tanto che capitava che facessero da interpreti.
Girando in esterno avevamo anche il problema delle mucche sacre. Si, non è una leggenda metropolitana, in India le mucche fanno davvero quello che vogliono, nessuno può toccarle o spostarle, e sono molto curiose. Vedendo le persone agitarsi indaffarate durante una ripresa, arrivavano indisturbate a rovinare o interrompere l’inquadratura. Poi, dopo qualche giorno, il lavoro cominciò a ingranare. A Udaipur erano previste diverse settimane di riprese che all’apparenza sembravano molto tranquille, ma non bisogna mai abbassare la guardia…