Dalle pagine di TV SORRISI E CANZONI, Paolo Bonolis ha rilasciato un’intervista sui primi anni della sua carriera ripercorrendo quei lunghi pomeriggi passati a condurre BIM BUM BAM.




Come era arrivato a “Bim bum bam”?

«Avevo esordito su Rete 1, la futura Raiuno, con “3, 2, 1… contatto!”. Con la stessa squadra di conduttori poi iniziammo “Bim bum bam” su Antenna Nord, che poi diventò Italia 1. Quando Fininvest acquistò la rete, Alessandra Valeri Manera decise di cambiare tutto: dei tre conduttori tenne solo me, affiancato da Uan e Licia Colò, anche se poi la coppia storica fu quella con Manuela Blanchard».

I ragazzi degli Anni 80 erano figli di una generazione che amava sognare. Forse per questo molti non si sono mai chiesti chi ci fosse dietro (o sotto) quel pupazzo rosa a forma di barboncino.

Chi era Uan di “Bim bum bam”?




«È frutto della volontà di Silvio Berlusconi di fidelizzare i ragazzi alle sue reti» spiega Enrico Valenti, uno dei creatori.

«Da lì come “Gruppo 80” abbiamo dato vita a Uan, ispirandoci alla pronuncia in inglese del numero “uno” di Italia 1, prima rete a ospitarlo». Con Enrico ci devono essere sempre altre due persone, una di loro è Donatella Sturla. «Era la prima volta che si vedeva in tv un pupazzo così grande» racconta. «Le marionette come Topo Gigio costringevano il conduttore ad avvicinarsi troppo al pupazzo». Sotto il tavolo di circa un metro, ben nascosti, ci sono quindi due animatori: uno per muovere le mani e uno la bocca.




E poi c’è la voce. Fu Giancarlo Muratori il primo a dare parola a Uan, con quel carattere ribelle che si amalgamava alla perfezione con la verve di Paolo Bonolis. «Ne abbiamo fatte di tutti i colori da allora, ma una chimica così forte tra un umano e un pupazzo non l’abbiamo mai più vista» spiega Donatella.

Dopo la scomparsa di Muratori, l’eredità venne raccolta da Pietro Ubaldi, già voce del pupazzo Four. «Ho dovuto imitare una voce molto diversa dalla mia, il mio timbro non è acuto quindi è stato faticoso» spiega. «Poi ho modellato Uan sulla mia personalità». Con il tempo il suo successo è diventato travolgente. «Abbiamo dovuto creare decine di copie del pupazzo perché veniva usato così tanto da consumarsi in fretta» svela Valenti.