Il film

Paura e delirio a Las Vegas uscì nel 1998, diretto da Terry Gilliam, con protagonisti Johnny Depp e Benicio del Toro. Presentato in concorso al 51º Festival di Cannes, è tratto da Paura e disgusto a Las Vegas di Hunter S. Thompson.

La trama

Stati Uniti, 1971. Il giornalista Raoul Duke viene incaricato dal proprio giornale di scrivere un articolo sulla gara motociclistica off-road Mint 400, che si tiene annualmente nel deserto intorno a Las Vegas. Lo accompagnerà nell’impresa il Dott. Gonzo, un irascibile e corpulento avvocato samoano, suo grande amico. I due, grandi consumatori di sostanze psicotrope, colgono al volo l’occasione per tramutare il viaggio di lavoro in una settimana di sfrenati eccessi, sotto l’effetto di disparate droghe. Con una decappottabile rossa presa a noleggio, attraversano il deserto del Nevada affrontando sin dall’inizio difficoltà e visioni da allucinogeni.

Una volta giunti in città, i due incontrano il fotografo portoghese Lacerda, che raccomanda loro di non perdere la corsa del giorno dopo, ma si verificheranno imprevedibili conseguenze dovute principalmente al loro desiderio di provare ogni tipo di eccesso, anche sociale. Così, dopo aver visto la corsa senza aver scritto l’articolo, e dopo una sventurata visita al più illustre Casinò della città, il Circo Bazooko, sotto l’effetto dell’etere, Duke si risveglia scoprendo di essere stato abbandonato dal compagno.

L’autore

Hunter Thompson è stato uno dei personaggi letterari più importanti del secolo scorso. Inventore del Gonzo journalism, con la sua voce unica ha saputo forse meglio di chiunque altro cantare l’inesorabile declino del sogno sessantottino. E, probabilmente, del sogno americano tout court.

Thompson è stato coinvolto in prima persona negli eventi che negli anni sessanta hanno sconvolto prima l’America e poi il mondo. In particolare nella scena di San Francisco, una della più vivaci e ricordate ancora oggi. Di quei tempi scriverà in Paura e disgusto a Las Vegas, il suo lavoro più famoso:

San Francisco e la metà degli Sessanta erano un bel tempo e un bel posto da vivere. Forse ha significato qualcosa. O forse no, alla lunga… ma nessuna spiegazione, nessun insieme di parole o musiche o ricordi può toccare la consapevolezza d’essere stato là, vivo, in quell’angolo di tempo e di mondo.”

Dopo pochi anni da quegli eventi (il libro esce in due puntate sulla rivista Rolling Stones nel ’71), Thompson li guarda già con il filtro della nostalgia, di qualcosa di passato ed irrimediabilmente perduto.

La storia iniziò con un viaggio reale che Thompson fece con l’avvocato e attivista di origine messicana Oscar Zeta Acosta, tra il 21 e il 23 marzo del 1971. Il viaggio iniziò per seguire dapprima la Mint 400, una corsa motociclistica nel deserto, e successivamente i lavori della conferenza antidroga dell’Associazione nazionale dei procuratori distrettuali. In realtà, Thompson e Acosta si mettono alla ricerca del sogno americano a Las Vegas, con l’aiuto di notevoli quantità di LSD, etere, stramonio, mescalina e numerose altre droghe. Ne venne fuori uno degli scritti americani più innovativi e sopra le righe del Novecento, un ritratto della fine del sogno americano e delle illusioni della cultura hippie e il resoconto più accurato e divertente dell’abuso di stupefacenti mai scritto.

Thompson è morto con un colpo d’arma da fuoco nella sua abitazione presso Aspen, nel Colorado, il 20 febbraio 2005. Ufficialmente si tratta di suicidio, anche se qualcuno, come Paul William Roberts, giornalista e amico dello scrittore, sostiene invece che sia stato ucciso.

Curiosità: Hunter Stockton Thompson (autore del libro) compare nella pellicola per alcuni secondi in una scena in un locale chiamato Matrix dove stanno suonando i Jefferson Airplane.