Pupi Avati è stato intervistato dal Corriere della Sera dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera, ecco un estratto:

Dopo quasi sessant’anni di cinema, lei sarà ricchissimo.
«Macché, sono povero. Se fossi rimasto a vendere surgelati sì, a quest’ora sarei milionario».

Stiamo conversando in questa casa romana bellissima a due passi da piazza di Spagna, che da sola varrà…

«Altolà. Ci vivo da cinquantacinque anni ma non è mia, sono in affitto».

Perché non l’ha mai comprata?

«Perché non ho i soldi. Ci sono stati anni in cui ne ho avuti, anni in cui le banche elargivano così tanto credito al cinema italiano che mio fratello Antonio (da sempre il suo produttore, oltre che sceneggiatore, ndr) girava con la carta in titanio dell’American Express. Con quella potevi alzare il telefono e prenotare un volo per l’Australia con la cena nel miglior ristorante di Sidney appena atterrato, senza neanche arrivare a domandarti quanto avessi sul conto. I soldi giravano, punto. Ora a stento c’è il bancomat. Le cifre di cui si parla sottovoce fanno paura».

fonte CORRIERE