A due anni di distanza da Unbreakable, M. Night Shyamalan mise a segno nel 2002 un altro grande successo commerciale con Signs, film presentato come un film di fantascienza e lanciato anche dalla curiosità sorta attorno ai cosiddetti misteriosi “cerchi nel grano”, ma che in realtà è più che altro un’opera intimista e sentimentale basata sulla fede. Nel cast, alla loro prima collaborazione insieme, troviamo Mel Gibson e Joaquin Phoenix, insieme ai due piccoli Abigail Breslin e Rory Culkin, fratello del celebre Macaulay.

Signs, la trama

Il predicatore Graham Hess (Mel Gibson) perde la fede in Dio dopo la morte della moglie avvenuta in un brutale incidente stradale. L’uomo vive con i figli e il fratello Merrill (Joaquin Phoenix) in una fattoria. Nei loro campi di grano iniziano a comparire dei misteriosi cerchi; Graham li ignora come scherzi di persone malintenzionate. Dopo aver sentito strani rumori e aver visto i notiziari sui cerchi nel grano che appaiono in tutto il mondo, la famiglia si convince che si tratti di attività aliene. Spaventati, si barricano in casa  aspettando l’attacco.

Lo scherzo di Mel Gibson a Joaquin Phoenix

Nel corso di un’intervista risalente alla promozione del film, Phoenix ha parlato così del suo rapporto con Mel Gibson:

«Siamo andati subito d’accordo. Il merito è soprattutto di Mel. È davvero facile andare d’accordo con lui. È molto divertente. E gli piace il suo lavoro. Gli piace recitare. Gli piace parlare di recitazione, quindi è molto, molto generoso come attore. Credo che questo emerga nel film».

Una volta provò a fargli un terribile scherzo, che Phoenix racconta così:

«Stavamo girando una scena in cui io sono nel sottoscala a guardare la TV. Lui doveva scendere e dire la sua battuta, io mi sporgermi e dire la mia. Eravamo arrivati a quattordici ciak o giù di lì. Ad un certo punto sento Mel che scende le scale, ma lo fa a passi da gigante. Io ero dentro quell’armadio e ho pensato: “Wow, sta davvero esagerando. Vuole sfruttare questo momento. Cosa sta facendo?” Poi sento che scende le scale ma non si avvicina alla porta. Ho subito immaginato che volesse cercare di sorprendermi, di ottenere una reazione diversa o qualcosa del genere. Così mi sono seduto e mi sono preparato, ripetendo più volte la mia unica battuta. Ma nessuno si presentava. Poi ad un certo punto si spengono le luci e mi ritrovo chiuso in questo armadio al buio. Non sapevo cosa fare. Non volevo uscire, avrei visto solo quaranta persone che ridevano di me. Mi rifiutavo di perdere. Così sono rimasto lì dentro a urlare insulti e a cantare tra me e me per un quarto d’ora. All’improvviso la porta si apre e appare Mel che dice la sua battuta come se nulla fosse. Io mi sono sporto e ho detto la mia battuta. È finita così.