Ci è giunta qualche minuto fa la triste notizia della morte di Mark Hollis, musicista britannico fondatore dei Talk Talk. Ripercorriamo la storia di questa famoso gruppo anni ’80, definito da alcuni come la band che ha avuto “una delle carriere più schizofreniche della storia del rock”.

Gli esordi 

Il gruppo si formò a Londra nel 1981 dalle ceneri dei Reaction, duo punk composto da Mark Hollis e dal fratello Ed, grazie all’unione dei due insieme a Paul Webb al basso e Lee Harris alla batteria. Il fratello di Hollis, Ed, lasciò la band poco tempo dopo, venendo sostituito dal tastierista Simon Brenner.

I Talk Talk riuscirono di lì a poco ad ottenere un contratto con la EMI, etichetta discografica per la quale realizzarono il primo album The Party’s Over, prodotto da Colin Thurston, già produttore dei Duran Duran, gruppo del quale nel 1982 aprivano i concerti durante il tour britannico.

Dal disco furono estratti i singoli Today e Talk Talk, caratterizzati dalla corrente synth-pop, dominate da tastiere e sintetizzatori. 

Il successo con “It’s my life”

I Talk Talk pubblicarono il loro secondo album nel 1984 con il titolo It’s My Life. L’omonimo singolo It’s My Life e il successivo Such a Shame (ispirato al libro L’uomo dei dadi di Luke Rhinehart) riscossero un successo inferiore alle aspettative in Gran Bretagna, ma consentirono al gruppo di entrare nelle classifiche degli Stati Uniti e di spopolare in Europa. In questo periodo il gruppo si avvalse anche dell’aiuto di alcuni turnisti. Anche l’estetica del gruppo ebbe una rilevanza, grazie ai video di Tim Pope, particolarmente noti in Italia, e alle copertine disegnate da James Marsh.

Terzo album: The Colour of Spring

Dopo due anni di concerti e lavoro in studio, venne pubblicato 1986 The Colour of Spring, il loro terzo album. Il disco rappresentò l’inizio della trasformazione per il gruppo: conteneva infatti sia elementi del pop elettronico dei primi due album, sia elementi del rock-jazz dei lavori seguenti. La famiglia degli strumentisti si era allargata e prendevano parte alle incisioni anche nomi prestigiosi: Steve Winwood all’organo, David Rhodes alla chitarra, Morris Pert alle percussioni. I brani più famosi tratti da questo disco furono Living in Another World, trascinata dalla batteria di Harris e dall’organo di Winwood, e Life’s What You Make It, il primo singolo, che portò il gruppo come ospite al Festival di Sanremo 1986 in Italia. I brani April 5th e Chameleon Day spiccavano nell’intero disco a causa della contaminazione jazz che li contraddistingueva. Hollis in quell’occasione cantava con un filo di voce, da crooner estemporaneo, totalmente estraneo agli stilemi dell’epoca.

Il disco risultò essere il più venduto del gruppo.

Spirit of Eden: l’album senza promozione

Durante il 1987, il gruppo tornò al lavoro per la composizione e l’incisione del suo quarto album. Durante questa fase, Hollis comunicò all’etichetta discografica EMI l’intenzione di voler pubblicare il disco senza alcuna promozione, né tramite singoli né attraverso concerti dal vivo. All’uscita dell’album, intitolato Spirit of Eden, il successo commerciale fu solo tiepido nonostante i consensi da parte della critica, che aveva ben accolto il disco composto da tracce lunghe e lontane dagli standard pop del periodo, orientandosi prevalentemente verso il genere jazz sperimentale.

Scontenta dei risultati di vendita del lavoro, la EMI ritoccò appositamente una delle tracce del disco, I Believe in You, creandone una versione maggiormente assimilabile al grande pubblico e più radiofonica, all’insaputa e contro il volere del gruppo, che comunque non ottenne grande successo. In seguito a ciò, il gruppo citò in giudizio la EMI, che fece altrettanto con il complesso poiché, a suo dire, non aveva rispettato i termini del contratto.

Il rapporto tra il gruppo e l’etichetta si deteriorò, portando alla cessazione del loro contratto, non prima della pubblicazione della prima raccolta del complesso, Natural History – The Very Best of, il loro album di maggior successo commerciale in Regno Unito nel 1990 e di un album di remix, History Revisited – The Remixes, dal successo moderato uscito nel 1991.

L’ultimo disco e lo scioglimento

Dopo la EMI, i Talk Talk firmarono un contratto con la Polydor. Nel 1991 pubblicarono il loro 5°album, Laughing Stock, che segnò il definitivo passaggio del gruppo al genere post rock, del quale si è rivelato essere un precursore,non riscosse il successo dei precedenti dischi.

Il gruppo si sciolse nel 1992, permettendo ai componenti di intraprendere carriere alternative. 

Dopo lo scioglimento dei Talk Talk, Harris e Webb si sono riuniti dando vita a un altro gruppo musicale, gli .O.rang, mentre Mark Hollis, dopo alcuni anni di silenzio, ha prodotto nel 1998 un album omonimo col quale ha proseguito la sua carriera, per poi ritirarsi definitivamente dal mondo della musica nel 2001.