TRAMA
 
Anni 1950. Ray Kroc, venditore di frullatori dell’Illinois, si reca in California per lavoro; qui incontra i fratelli Dick e Mac McDonald, proprietari di una catena di fast food. Kroc, colpito dal rapido sistema di produzione e vendita del cibo, vede del potenziale nell’azienda, e riesce così a guadagnare una posizione all’interno della società, fino al punto di acquisirne il completo controllo, togliendolo ai due fratelli, e creare poi un impero da miliardi di dollari.
 
 
 
COMMENTO:
Siamo nel 1954, Marilyn Monroe ha appena sposato Joe DiMaggio; Elvis Presley registra”That’s All Right” e “Blue Moon of Kentucky” per i Sun Studio di Memphis; il produttore Walt Disney ha quasi completato la costruzione del suo parco divertimenti ad Anaheim in California; la comunità di Levittown è oramai popolata dalle nuove generazioni. Mentre il paese vive il boom del dopoguerra, in Illinois, il 52enne Ray Kroc lavora come commesso viaggiatore per l’azienda Prince Castle, il cui prodotto di punta è il frullatore Multimixer utilizzato dai drive-in americani per preparare i frullati.
 
Ray viaggia ogni giorno per tutto il Midwest nel tentativo di vendere i suoi prodotti; ad attenderlo nella loro casa di Chicago c’è sua moglie Ethel, donna devota che ha supportato il marito e le sue continue iniziative imprenditoriali per tanti anni e che ha oramai esaurito la pazienza.L’ordine di sei Multimixers da parte di un ristorante di San Bernardino in California attira subito l’attenzione di Ray. Quale ristorante necessita di fare 30 frullati alla volta? Così decide di andare ad incontrare Dick e Mac McDonald, i proprietari dell’omonimo chiosco di hamburger. Quando vede la notevole attività che i fratelli hanno messo in piedi, la mente di Ray inizia a frullare: è certo che il sistema ideato dai due fratelli – la catena di montaggio per la preparazione dei cibi e il menù semplice ma con prodotti di alta qualità – ha il potenziale per avere successo in tutto il paese diventando una presenza costante della vita quotidiana delle famiglie americane.  
 
 

In un primo momento i fratelli McDonald affidarono a Ray il compito di gestire il franchising. Dopo aver visto il progetto di Dick degli archi d’oro, Kroc insistette affinchéogni ristorante fosse caratterizzato da quel simbolo facilmente riconoscibileda tutti grazie ad un alone luminoso. Così gli archi dorati luminosi divennero un simboloiconico di Pop Art onnipresente come una bottiglia di Coca-Cola o una lattina di zuppa Campbell.

Tornato a Chicago, Ray iniziò a cercare affiliati per aprire nuove sedi di McDonald. In breve tempo, Ray Kroc aprì 13 ristoranti intorno a Chicago e nel Midwest.

Ora inizia la storia, il film è un chiaro riferimento al capitalismo moderno, che inizia proprio con Mc Donald negli anni 50, la globalizzazione del 2000 è solo la figlia del meccanismo innescato in quegli anni. Michael Keaton è rinato, dopo la pausa dalle scene presa a cavallo degli anni 2000, si può dire che è tornato tra di noi. I suoi film in questi tre anni ne sono la prova, BIRDMAN, SPOTLIGHT, THE FOUNDER, hanno in comune una cosa semplicissima: la sua magistrale interpretazione.

Michael è freddo, imponente, schietto e fa tutto per ottenere il suo obiettivo, ossia il potere, dona al film il protagonista e anche l’antagonista principale e innesca la domanda più grande in ogni spettatore: DA CHE PARTE STAI? Sei verso i fratelli Mc Donald che hanno costruito il loro fast-food ma non avevano i mezzi intellettuali per ampliarlo, o sei verso Ray che invece ha sfruttato l’idea e ha permesso la creazione del più grande FRANCHISE del mondo??

Ecco la parola che risuona per tutto il film FRANCHISE, FRANCHISE , FRANCHISE, ossia il primo esempio di esportazione globale di un marchio che senza Ray non avrebbe avuto luogo.

Questo è forse il limite del bellissimo film, non si schiera, lascia allo spettatore il compito di farlo, personalmente la mia idea ce l’ho ed è la stessa di quando vidi THE SOCIAL NETWORK, che se l’ideatore non riesce ad espandersi c’è bisogno di aiuto, e se questo prende le redini dell’azienda è giusto così, perché se un’idea è buona essa va sfruttata fino al massimo.

La scenografia è in perfetto stile anni 50 con le musiche, le macchine e i tagli di capelli “da una parte” che adesso vanno tanto di moda.

Il film è uno dei migliori che ho visto in questo inizio dell’anno e ha caricato dentro di me un meccanismo ad orologeria, ossia “FRANCHISE,FRANCHISE FRANCHISE…”