Valeria Rossi è stata intervistata dal Corriere della Sera dove ha raccontato la sua nuova vita dopo il successo di Tre Parole del 2001.

Dal palco del Festivalbar ad una serra. Come è cambiata dalla cantante che chiedeva «sole, cuore e amore»? 

«Tre parole è stata una canzone e un successo a cui sono grata, ma quello era il mio periodo di inconsapevolezza, dell’incoscienza. Lo definisco “la parte giovane della mia vita”, ora sono più matura e consapevole, pronta per nuovi progetti».

Anche il lavoro all’Anagrafe le stava stretto? 

«È stata una bella esperienza che però ho chiuso. Ho una laurea in Giurisprudenza e una in Antropologia. Ad un certo punto durante la pandemia mi sono rimessa a studiare. Ho preparato il concorso, l’ho passato. Ci tengo a dire che nessuno sapeva chi fossi, al colloquio eravamo tutti mascherati. Però ora ho deciso di fare altro, ho bisogno di sentirmi di aiuto agli altri. Ho frequentato i corsi alla scuola d’Agraria del parco, ho imparato a condurre un orto, poi mi sono diplomata e sono diventata progettista degli spazi verdi per il benessere. Credo molto nella connessione con la natura».

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Come raccoglie la voce degli agrumi? 

«Con un semplice apparecchio in grado di registrare il potenziale elettrico di ogni pianta e di convertirlo in suono. È sorprendente scoprire temperamento, ritmo, timbro di ogni varietà. Il più classico limone, ad esempio, ha un temperamento giovane, vivaldiano, il chinotto è solenne e wagneriano». 

Hanno voce anche le verdure dell’orto? 

«Assolutamente sì. Abbiamo provato con porri e cavolfiori, sono decisamente più giovani e vivaci degli agrumi». 

FONTE CORRIERE