Finalmente ad ottobre uscirà la prima serie Italiana prodotta e distribuita da Netflix. Non si poteva non scegliere il filone più seguito, quello che più ci fa sentire a casa ma soprattutto quello che meglio ci riesce al momento: dopo Romanzo Criminale, dopo Gomorra, arriva la serie di Suburra. Quale città meglio di Roma, piena di politici, preti, mafiosi e puttane, poteva esprime al meglio il disagio che questo paese prova dai piani alti fino alle periferie più distanti? Dico disagio perché, anche grazie a queste serie, ci si è fatta un po’ l’abitudine. Non c’è più lo scandalo, solo imbarazzo e vergogna, poi si va a dormire e la notizia viene catastata insieme a quelle dei giorni scorsi. Ed ecco che arriva Suburra, che prende queste storie che passano in silenzio (non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire), le romanza, le mescola e ne fa racconto su Netflix. La serie inizia con una lunga inquadratura sul Vaticano di notte; un quadro che riassume politica e religione, che comandando su Roma quando cala il sole, dove un monsignore può uscire ed andarsi a macchiare di peccati nelle feste a base di orgie e cocaina, e la mattina dopo esporre nelle stanze di San Pietro la parola di Gesù come esempio da seguire. Suburra – La Serie è un prequel del bellissimo film uscito un paio d’anni fa: ritroviamo Spadino, il capo famiglia degli Zingari, il Samurai (purtroppo non interpretato da Amendola ma comunque efficace) ma soprattutto Numero 8, interpretato di nuovo da Borghi, che ancora non è Numero 8 ma semplicemente Aureliano. Queste prime due puntate presentate al Festival di Venezia, ci hanno fatto intuire che La Serie sarà molto più simile a Gomorra che a Romanzo Criminale, essendo infatti molto più cruda e priva del punto di vista delle forze dell’ordine nell’intreccio, proprio come nella serie Napoletana. Ci troviamo di fronte ad un prodotto di qualità, sia al livello tecnico che artistico. Verrebbe da dire:”infondo però è come le altre”, cosa assolutamente vera, visto che non aggiunge niente di nuovo, ma quando “le altre” sono delle bellissime serie nostrane, che male c’è? Meglio abbondare. Ancora non abbiamo certezze visto che due episodi sono pochi per avere una visione d’insieme sufficiente, ma se gli sceneggiatori hanno fatto bene il loro lavoro, Suburra – La serie chiuderà il trio aperto con il Libanese e portato avanti da Ciro, e noi lo speriamo visto che non c’è due senza tre.
Ah, una chicca: nella sigla, il titolo viene formato da sampietrini bagnati dalla pioggia.