Sean Penn e Ben Stiller sono stati inseriti nelle ultime ore nella lista degli “ufficiali di alto livello, rappresentanti d’affari e di comunità e figure culturali” rilasciata dal Ministero degli esteri russo e che comprende le persone che non possono più entrare nel paese. L’elenco comprende 25 nomi: se da una parte prevede nomi di politici americani che si sono opposti all’intervento della Russia in Ucraina, come i senatori Rick Scott, Mark Kelley, Pat Toomey, Kevin Kramer e Krysten Sinema, e anche di numerose cariche che si occupano di business, come la ministra del commercio Gina Raimondo, dall’altra c’è spazio anche per artisti che con il loro impegno negli ultimi tempi hanno dimostrato la vicinanza al popolo ucraino e di conseguenza hanno sfidato gli interessi della Russia.

Sean Penn, per esempio, è stato una delle prime celebrità a viaggiare in Ucraina appena dopo l’inizio dell’invasione russa, incontrando il presidente Zelensky e girando un documentario che testimoniasse il conflitto: “Un numero impressionante di vite spezzate e cuori infranti è stato generato e se non si fermerà Putin avrà commesso uno degli errori più orribili dell’umanità”, aveva scritto in una dichiarazione pubblica: “Il presidente Zelensky e il popolo ucraino si sono erti a simbolo storico di coraggio e coerenza”.

Qualche tempo dopo, invece, Stiller aveva visitato i profughi ucraini in Polonia e, in occasione della Giornata mondiale dei rifugiati, che si tiene ogni anno il 20 giugno, aveva incontrato Zelensky: “Sono molto colpito dalla resilienza del popolo ucraino e del suo presidente”, ha detto l’attore divenuto negli ultimi anni regista: “Ha saputo dimostrarsi pronto per il momento che sta affrontando e ha dato al suo popolo un esempio di leadership e risolutezza”. Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che la lista di proscrizione è stata redatta secondo un “principio di reciprocità” e che “le azioni ostili delle autorità americane, che continuano in una direzione russofoba distruggendo i rapporti bilaterali tra Russia e Stati Uniti, continueranno a essere risolutamente respinte”.