Chi di voi non è mai entrato in un Blockbuster ad affittare un dvd o un videogioco? Chi di voi non ha mai mangiato le patatine e le caramelle di Blockbuster? Beh, ora a seguito del progresso tecnologico, la catena simbolo dei No Global a inizio 2000 che è stato più volte al centro di molte contestazioni e devastazione sta per chiudere davvero. 

Per noi adolescenti degli anni 90 fu un’innovazione, non esisteva streaming e nelle classiche passeggiate del sabato pomeriggio c’era proprio la visita a Blockbuster.




Negli Usa due dei tre punti vendita della catena che erano rimasti , quelli di Anchorage e Fairbanks in Alaska, secondo quanto riporta Associated Press, chiuderanno nella giornata di domenica, lasciando aperto quindi l’unico Blockbuster di Bend, Oregon, che avrà l’onere di tenere vivo il marchio che nel periodo di maggior successo era arrivato ad avere oltre 9.000 negozi in tutto il mondo, e oltre 84.000 dipendenti a livello internazionale.




Il primo negozio Blockbuster viene aperto a Dallas, in Texas, nel 1985. Nei successivi dieci anni il numero dei negozi raggiunge, solo negli Stati Uniti, il numero di 4800. Nel frattempo nel 1989 l’azienda acquista una preesistente catena inglese e apre il primo negozio in Europa. Nel 1994 Blockbuster è acquistata dalla Viacom, una società di intrattenimento e comunicazioni statunitense. Composta da 60 milioni di soci, Blockbuster apre in 25 paesi, tra cui  Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Svizzera, Gran Bretagna, Portogallo, Danimarca, Israele, Messico, Argentina e Italia dove Blockbuster sbarca nel 1994 attraverso una iniziale joint venture con Standa-Fininvest.




 

 




Verso la fine degli anni 2000 ha inizio un periodo di forte crisi per l’azienda. Le difficoltà di Blockbuster, in nazioni come gli Stati Uniti, sono legate al successo di servizi analoghi come quello offerto dalla concorrente Netflix. In questo periodo sono diversi i paesi, tra cui Spagna e Portogallo, in cui l’azienda abbandona immediatamente il mercato; in altri, come l’Italia, ha invece luogo un pesante ridimensionamento che in molti casi è solo il preludio a ulteriori liquidazioni e abbandoni.

Le difficoltà economiche di Blockbuster si protraggono anche nel 2010, anno in cui si inizia a paventare l’ipotesi di avviare una procedura fallimentare. Il 23 settembre dello stesso anno l’azienda dichiara bancarotta appellandosi al Chapter 11 della legge fallimentare statunitense (procedura di riorganizzazione per bancarotta protetta) e cercando una ricapitalizzazione per permettere la ristrutturazione dell’azienda, indirizzandola verso un nuovo business incentrato soprattutto sulla distribuzione digitale.

 

Il 6 aprile 2011 Blockbuster viene acquistata da Dish Network per 233 milioni di dollari. L’acquirente si accolla anche 87 milioni di passività e altre obbligazioni; l’acquisizione viene completata il 26 aprile successivo. Nel frattempo il 31 agosto viene annunciato l’abbandono del mercato canadese cui segue il 5 giugno 2012 quello italiano. Infine, nel novembre 2013, Dish Network annuncia la chiusura degli ultimi 300 negozi rimasti negli Stati Uniti  decretando la fine di Blockbuster.