Abbiamo visitato la mostra, LA MECCANICA DEI MOSTRI al Palazzo delle Esposizioni a Roma con una parte interamente dedicata a Carlo Rambaldi, l’ideatore di E.T. 

 

E.T. l’extra-terrestre (E.T. the Extra-Terrestrial) è un film di fantascienza statunitense del 1982 diretto e prodotto da Steven Spielberg.

 

Per la creazione dell’alieno protagonista, Spielberg diede diverse istruzioni agli artisti concettuali: E.T. avrebbe dovuto essere alto soltanto un metro, con un collo telescopico e piccoli piedi grassocci. Per la costruzione pratica della creatura, si rivolse a Carlo Rambaldi, che aveva già collaborato con il regista in Incontri ravvicinati del terzo tipo.

 

Il viso dell’alieno si ispira a quelli di Carl Sandburg, Albert Einstein ed Ernest Hemingway. La produttrice Kathleen Kennedy visitò lo Eye Institute di Jules Stein per studiare gli occhi reali e di vetro. Assunse quindi personale dell’istituto per creare gli occhi di E.T., che Spielberg ritenne importanti per attirare il pubblico.

Nel gennaio del 1981, sei mesi prima dell’inizio delle riprese, Rambaldi costruì un modello a grandezza naturale di E.T. in creta. Il regista fece dei test per verificare come reagiva il modello di fronte alle luci di scena. Il direttore della fotografia, Allen Daviau, scoprì che queste ultime miglioravano l’aspetto dell’alieno, al quale fu definitivamente applicato il colore marrone. Una delle sfide nella creazione del pupazzo fu quella di rendere realistico il movimento della bocca e della lingua. Il tecnico Steven Townsend riuscì a risolvere il problema, costruendo un meccanismo costituito da sei cavi separati.

 

Nell’aprile del 1981 tre E.T. erano stati assemblati: un E.T. meccanico a grandezza naturale, alto 1,2 metri (1,4 m estendendo il collo), la testa era lunga circa mezzo metro e veniva controllata da dodici uomini; un modello elettronico, azionato da controlli radio, usato nei primi piani, per le espressioni facciali; una tuta a grandezza naturale, usata dai nani. Vennero costruite anche quattro ulteriori teste, ognuna delle quali poteva essere montata con i vari corpi.

I modelli erano costituiti da uno scheletro di alluminio e ferro, ricoperto da diversi strati di fibra di vetro, poliuretano e gomma. Tutti i modelli meccanici e animatronici di E.T. avevano ottantasette punti di movimento, di cui dieci solo nella faccia. Questo rappresentava, nel 1981, il limite massimo di movimento per un pupazzo.

Due nani, Tamara De Treaux e Pat Bilon, così come il dodicenne Matthew De Meritt, un ragazzo nato senza le gambe, indossavano a turno il costume in base alla scena da filmare. Caprice Roth, un mimo professionista, realizzò le mani di E.T. Il prodotto finale venne realizzato in tre mesi con un costo di 1 500 000 $.

L’Industrial Light & Magic si occupò degli effetti speciali. Il supervisore Dennis Muren curò le scene in cui compare l’astronave degli alieni. Sebbene queste sequenze siano dettagliate e importanti, Spielberg non pose particolare attenzione alla resa finale, in quanto gli interessava sottolineare solo l’aspetto emotivo della pellicola.

Questi sono gli oggetti esposti alla mostra