Ospite di Serena Bortone a “Oggi è un altro giorno”, Eva Grimaldi ha ripercorso le tappe fondamentali della sua infanzia:

“Il mio vero nome è Milva per volere di mia madre. Mio padre voleva chiamarmi Mina. Sono ultima di una famiglia numerosa, si usava dire ‘nata per sbaglio’ quando un figlio non era cercato, io ci rimanevo male. La mia era una famiglia del nord, patriarcale.  Sono nata a sette anni dell’ultimo dei tre fratelli, la prima femmina. Dovevo stare in silenzio e non parlare, mi dovevo conquistare le cose. Mio padre negli anni ’60 è stato vittima di una truffa. Era ambulante, ha perso tutto. Con grande coraggio siamo andati a vivere in periferia di Verona, in mezzo alle boscaglie e ai maniaci, ma eravamo felici. L’affitto allora era di 12mila lire e per noi era tanto”.

Fino ad un evento traumatico, avvenuto quando lei aveva 4 anni che l’ha portata ad avere difficoltà nel linguaggio:

“A 4 anni stavo rientrando a casa, passa un aereo militare e fa un rumore pazzesco, ho sentito il rombo dei motori nell’orecchio. Da lì per un periodo non ho spiccicato una parola, poi sono diventata balbuziente. Mia madre mi ha portato subito alla Asl e per due anni ho frequentato una logopedista. Alle scuole pubbliche mi mandavano in una classe ‘differenziata’, ma io avevo solo bisogno di essere ‘accompagnata’ e allora mi hanno trasferito alle suole private, dalle suore”.

La Grimaldi racconta di quando, da giovane, è caduta nella trappola delle sostanze stupefacenti:

“Sono arrivata a Roma molto giovane e ingenua, con tutta la libertà a disposizione. Ho avuto una brutta esperienza con la droga. Sono venuti i poliziotti pensando che avessi in casa sostanza stupefacenti. Stavo facendo il passaporto per andare a Santo Domingo a girare un film e pensavano che stessi fuggendo. Io da ex balbuziente a causa della cocaina poi avevo cominciato ad avere di nuovo problemi, ero sempre agitatissima”.