Greggio

Mostro sacro del piccolo schermo comico italiano, protagonista di primo piano del tg satirico Striscia, la notizia, Ezio Greggio è anche l’autore di commediole di poca consistenza dove però il ritmo asciutto della sua recitazione e lo straniamento in cui trascina lo spettatore riescono a colpire nella parte ironica recettiva di ognuno di noi. Incorreggibile, effervescente, molto simpatico, amatissimo per i suoi siparietti comici ha costruito il suo umorismo su citazioni, giochi di parole, storpiature sintattiche, paradossi linguistici e su numerose invenzioni surreali che molto devono all’intelligenza filmica e alla comicità demenziale del suo migliore amico Mel Brooks. Greggio non dimentica mai gli amici e i buoni compagni di set, così quando, nel 1983, gli viene offerto di condurre quel grande casino di risate che è il programma cabarettistico “Drive In” assieme a Gianfranco D’Angelo, si porta dietro la Moffa, Beruschi, Margherita Fumero e Carmen Russo. Il programma raggiunge un successo strepitoso e Greggio viene promosso a mattatore del piccolo schermo. Un successo che ovviamente attira l’attenzione di registi come Carlo Vanzina ed Enrico Oldoini, i maestri della commedia anni Ottanta che lo affiancano nelle loro commedie natalizie e nei primitivi cinepanettoni con Christian De Sica, Massimo Boldi e Jerry Calà.

Gli anni ’80

Ezio Greggio è stato intervistato da Fanpage qualche tempo fa dove ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua carriera e anche alcuni progetti futuri, ecco un piccolo estratto:

Drive-In, Odiens, la commedia italiana degli anni ’80: sapevate di fare tutti la storia in quei momenti lì?

Assolutamente no. Non avevamo una percezione storica. Col passare degli anni ce ne siamo resi conto che quello è stato un periodo irripetibile, meraviglioso. C’è stato un boom economico, culturale, ma soprattutto c’era una libertà che adesso non c’è più. È sparita completamente.

Perché? 

Posso dire che se devo scegliere, preferisco gli anni ’80 a questi anni qui. I motivi sono tanti. Ma già soltanto se penso ai Vanzina, se penso a Yuppies, Vacanze di Natale. Era un periodo straordinario e oggi ce l’ho preciso nella mente che è stato un momento che ha segnato la storia del nostro Paese.

Secondo lei è cambiato il modo in cui la gente si diverte? O gli italiani si divertono sempre allo stesso modo? 

Io ho un po’ il termometro ma ho anche lo stetoscopio sulla comicità. Ascolto anche cuore e polmoni degli italiani. Credo che la verità di fondo sia che la gente ha bisogno da sempre di divertirsi. Ovvio che l’offerta cambi un po’. Le tv private prima la facevano da padrone, adesso che l’offerta si è ampliata è inevitabile. Le piattaforme hanno un po’ impigrito il pubblico, ma io so che resta grande la voglia di divertirsi. E se parliamo di cinema, in vent’anni di Monte-Carlo Film Festival, posso dire che mi rendo conto che la gente sa benissimo che quello, il cinema, è il luogo deputato per vedere un’opera. Tutto ciò che è il grande lavoro che c’è alle spalle per realizzare un film, si sublima nella sala.