Il film

Ventisei anni dopo l’uscita di Febbre da cavallo, commedia cult diretta da Steno nel 1976, i figli del regista Enrico e Carlo hanno realizzato un sequel del film nel 2002, Febbre da cavallo – La mandrakata. Il film ha incassato nel totale 14.396.769 euro.

La trama

Nonostante la fine del suo matrimonio e la promessa alla nuova fidanzata Lauretta di chiudere con gli ippodromi, Bruno Fioretti detto “Mandrake” non ha perso il vizio di giocare ai cavalli. Infatti continua imperterrito a scommettere insieme ai suoi nuovi soci: “Micione”, quarantenne disoccupato che vive ancora con i genitori a cui ruba gli spiccioli per le scommesse, e l'”Ingegnere”, studente in Giurisprudenza fuori corso. I tre, dopo un ottimo inizio dovuto alle capacità informatiche dell’ingegnere, ricominciano sistematicamente a perdere, finché un giorno, durante una corsa, Mandrake nota che un cavallo brocco che arriva sempre ultimo, di nome “Come va va”, è esteticamente identico a Pokémon, cavallo plurivincente di proprietà del conte De Blasi. A quel punto concepisce una truffa delle sue: acquistato a poco prezzo “Come va va”, scambia nascostamente i due cavalli in modo da far alzare le quotazioni di Pokémon, facendo correre e perdere il brocco al suo posto. Nella truffa vengono coinvolti anche Aurelia, ex fiamma di Mandrake, e il ragionier Antonio Faiella, napoletano truffato da Mandrake.

Il cast

In un altro articolo vi abbiamo parlato del rapporto tra Proietti e Montesano, e del terzo film mai realizzato. (POTETE LEGGERLO QUI). Oggi invece, sempre attraverso il loro libro “Carlo ed Enrico Vanzina: artigiani del cinema popolare” del 2018 vi riportiamo un commento sul resto del cast. Parola ai Vanzina:

“Un grosso problema era che molti degli attori formidabili del primo film non c’erano più. Adolfo Celi era morto, e anche molti dei piccoli caratteristici che hanno fatto la fortuna di quel film come Ennio Antonelli, che era Manzotin. Qui però ci siamo inventati un suo figlio, frescone come lui, anche lui macellaio, con tanto di foto del papà in negozio. Siamo riusciti a costruire una rete di piccoli caratteristi in sostituzione, per restituire la freschezza verace del primo film almeno in parte. Poi ci fu l’affaire Catherine Spaak, che ci rimase male perché non l’avevamo coinvolta. In seguito riuscimmo a ricucire con lei, ma non fu facile. Nancy brilli è stata un’altra bella sorpresa, quel suo personaggio aggiunto nuove sfumature alla formula. Buccirosso invece è stata la grande invenzione comica. Proietti all’inizio non era convinto e lo guardava con sospetto. Noi invece non avevamo dubbi, sapevamo che era un talento formidabile. Dopo la scena girata a Trastevere (fu la prima con Gigi) Proietti venne da noi e ci disse: “ma questo è incredibile, è un genio!””